di elleti
Piantare marijuana in casa, essiccarla e consumarla può essere una filosofia di vita. E anche se quella filosofia è in contrasto con la legge in vigore, ci sono giudici che – forse per rispetto alle questioni filosofiche -, decidono di non applicare le normative. O – più correttamente – di applicarle nel più blando dei modi possibili.
E' accaduto a una coppia di 25enni. Nella loro abitazione i carabinieri hanno trovato una piccola serra di canapa indiana. Troppo forte l'odore dell'erba essiccata per non attirare l'attenzione: arrivava fino al pianerottolo del loro appartamento.
Davanti ai giudici la ragazza ha affermato: «Per me assumere marijuana in modo sporadico e consapevole è una filosofia». Oltretutto anche con una punta salutista: «La assumiamo con un vaporizzatore, simile a quello delle sigarette elettroniche, per eliminare gli effetti negativi della combustione».
I due giovani si sono anche definiti «esperti di agricoltura e vicini alla concezione slow food».
Erano finiti in manette. L'accusa aveva chiesto gli arresti domiciliari. Il giudice li ha rimessi in libertà.
Non è la prima sentenza favorevole ai coltivatori. Ma sulla questione le decisioni sono contrastanti (ci sono altre sentenze che considerano la coltivazione reato).
I fatti si sono verificati a Milano.
Negli ultimi anni si sono comunque moltiplicate queste assoluzioni.
A Pinerolo, il 28 giugno del 2015, è stato assolto un 49enne – perché il fatto non sussiste -, sorpreso a prendersi cura di dodici piante di canapa indiana. La utilizzava a scopo terapeutico.
Stesso motivo che ha portato all'assoluzione del musicista sardo Giancarlo Murranca. Aveva cinque piante di cannabis nell'appartamento.
Una via di mezzo invece la sentenza a carico di un 52enne pugliese. E' stato assolto per la detenzione di 400 grammi di erba (per uso personale), ma condannato a quattro mesi per la coltivazione.
Assolti per una piantagione in casa – nel maggio dello scorso anno – anche tre studenti di Ferrara.
Mentre un artigiano romano ha evitato la condanna (piantine curate sul balcone), perché ha dimostrato che l'erba lo aiutava a superare le crisi di asma.
I casi sono tanti. E rientrano in quelli previsti dalla proposta di legge depositata in parlamento dal deputato Benedetto Della Vedova e firmata da un centinaio di deputati di diversi schieramenti politici.
La Campania – lo saprete – è zona molto fertile per le piantagioni di canapa. Ma è difficile, per ovvi motivi, stabilire quanti consumatori siano anche autoproduttori: abbiano cioè allestito delle piccole serre in casa o in giardini privati.
Resta un paradosso legale (uno dei tanti): vendere semi di canapa indiana non è reato (quasi un invito alla coltivazione...).
La questione della legalizzazione è molto seria. E riguarda molti aspetti. Uno è proprio legato alla detenzione. In Italia su 65mila detenuti, 26mila sono in carcere per spaccio di stupefacenti. Più della metà sono stati condannati per aver venduto o trafficato droghe “leggere”, quindi hashish o marijuana.
In costi sociali della politica repressiva sono molto alti per lo Stato. A fronte di una palese inefficacia rispetto alla diffusione del consumo.
Si arricchiscono solo le organizzazioni criminali. E i rischi per i giovani assuntori (che hanno inevitabili contatti con ambienti malavitosi).
Del resto un magistrato come Raffaele Cantone, presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione si è più volte schierato per la legalizzazione: «Credo - ha dichiarato - che una legalizzazione intelligente delle droghe leggere possa evitare il danno peggiore per i ragazzi, cioè entrare in contatto con ambienti della criminalità. Fino a poco tempo fa ero assolutamente contrario all'idea della legalizzazione perché non mi convincevano gran parte degli argomenti, che servisse cioe' per sconfiggere la criminalita' organizzata. Adesso ho un po' cambiato posizione, sono più laico. Sarei contrario a una legalizzazione totale. Ma c'e' questo argomento, evitare contatti di giovani con ambienti della criminalità organizzata e l'altro aspetto è che droghe leggere controllate probabilmente evitano interventi chimici che stanno portando anche alla tendenza all'assuefazione o al vizio. Ci sono cose su cui la proibizione resta indispensabile - ha concluso Cantone - il proibizionismo sulle droghe pesanti è giusto».
Comunque sia, dopo la sentenza di Milano, chi fuma erba per un fine filosofico ha buona possibilità di evitare il carcere. Ma dipende sempre dal giudice...