di elleti
Il valzer della patata. Più o meno esibita. Più o meno bollente. In un crescendo di volgarità che riduce il dibattito a organo genitale (femminile). La polemica diventa una turpe esposizione sessista. Strapazza anni di politicamente corretto (entrato nell'elenco delle cose da detestare, insieme a establishment e mainstream), preferendo alle argomentazioni la battuta becera e i rutti al bar.
Dalla patata esposta di Diletta Leotta “rea” di aver indossato a Sanremo un vestito dallo spacco generoso (se non lo mette al Festival della canzone...), e che ha suscitato l'ira molesta – sui social – di due conduttrici Rai che evidentemente aspiravano a salire sullo stesso palco, alla patata bollente del sindaco di Roma, Virginia Raggi.
E' stato il quotidiano Libero, non nuovo a titolazioni “spregiudicate” (per modo di dire...), ad associare il simbolico tubero – che presume molto caldo - al discusso primo cittadino pentastellato. Lasciando solo apparentemente spazio a più interpretazioni. Infatti se la “patata bollente” è sinonimo riconosciuto di un “problema scottante” (come è il caso di Roma), collegare le disavventure della sindaca alle olgettine di Berlusconi, apre la porta a una sola prospettiva. Quella sessuale.
La cosa paradossale è che sia le conduttrici Rai, sia lo stesso Libero, magari si stracciano le vesti per le offese e le gogne sui social. Poi si comportano peggio. Sui social, dal vivo e sulla carta stampata. E non si tratta di ragazzini, né di belve da tastiera assetate di insulti, ma – per quello che fanno – di professionisti dell'informazione.
Tra un po' ci aspettiamo un titolo con un culattone dedicato a qualche politico omosessuale, un bel mongoloide a un disabile, oltre all'infinita serie di offese (l'inventiva non è mai troppa), riferibile a qualsiasi personaggio pubblico, e non solo.
Lo sdoganamento dell'insulto è partito.
E si è associata anche l'attrice Asia Argento che sui social, mostrando anche una foto “eloquente”, ha definito Giorgia Meloni una “lardona”.
Avanti così, sempre peggio. Appassionatamente.