«Cara Befana, mi chiamo Maria.
Forse ti ricordi di me. Quasi sicuramente. Sono anni che ti scrivo. Aspetta, ti do un indizio. Sono quella che l'anno scorso ti chiese di portarmi la luna e che due anni fa ti scrisse di regalarmi un orso polare. Ecco. Ora sicuramente te ne sei ricordata.
Beh, ho fatto sempre richieste strane, bizzarre. Lo ammetto. Ma quest'anno, cara Befana, al mio regalo ci tengo davvero. Davvero tanto. E sai perché? Perché stavolta, al mio risveglio, sul comodino con la calza di caramelle e cioccolatini, io voglio vedere anche il mio papà.
Sai, è parecchio che non ci vediamo. E non capisco perché. Di solito, tutte le volte che è stato fuori, la sera faceva uno squillo sul telefono di casa. Parlavamo per ore intere. Gli raccontavo le mie giornate passate a guardare "Doraemon" e "Peppa Pig". Lui mi diceva sempre che era a lavoro. E che la sera stessa sarebbe tornato per portarmi la mia cioccolata preferita. Era vero. Puntualmente, tutte le sere alle 20 e 30, mia padre ritornava da lavoro. Non appena sentivo il campanello suonare, ero io ad aprirgli la porta. Col sorriso sulle labbra. Lui altrettanto. Mi prendeva in braccio e mi portava sul divano. Amavamo guardare i cartoni insieme. Il nostro preferito erano le "Winx". Mi sentivo così bene tra le sue braccia. Ero protetta, al sicuro. Ma ora non più. Sono mesi che la sera non vediamo più le "Winx" insieme. Sono mesi che non parliamo al telefono. Sono mesi che non sento più la sua protezione. Che non sento più quel campanello suonare. Mesi che, alle 20 e 30, non apro più la porta. E non mi spiego il perché.
Mamma mi ha raccontato che papà si è trasformato, proprio come le "Winx". E' diventato un angelo. E ora è in cielo che mi protegge dall'alto. "Gesù lo ha voluto con sé", mi dice sempre. Ma io continuo a non capire. Davvero, non capisco. Perché se lo è portato via? Tu, cara Befana, lo sai il perché? E se io e Gesù facessimo a turno? Un giorno sto io con papà, e il giorno seguente sta in cielo. Non si può fare così? Forse ho capito. Papà era tanto buono. Ma talmente tanto che Gesù lo vuole tutto per sé. Uffa.
Papà a casa ci manca dall'estate. Ricordo ancora quella sera che mamma scoppiò a piangere e stette via per un paio di giorni. Io rimasi con mia zia, la sorella di mamma. E' esattamente da quell'episodio che del mio papà nessuna traccia. Sentivo i grandi parlare di incidente stradale. Ma non so cosa centri con il mio dolce papà. "Quando sarai più grande, capirai", mi dicevano. Io di diventare grande non vedo l'ora. Voglio capire. E mi sono promessa che, una volta incontrato il mio papà, gliene dirò quattro. Insomma, come si è permesso di lasciarmi guardare i cartoni tutta sola? Anzi no, prima lo abbraccio. Già, quelle braccia che mi stringevano forte, mi mancano. Da morire.
Sai, cara Befana, ti chiedo un'altra cosa. Se papà non può venire qui, potrei andare io da lui? Magari mi regali un aeroplano. Così io e mamma possiamo volare lassù. In un battibaleno. Ma come fa un aeroplano a entrare in casa?, ti starai chiedendo. Beh, ho pensato anche a questo. Se puoi, la mattina me lo fai trovare nel cortile. Davanti il balcone della mia stanza. Così appena mi alzo, chiamo mamma e ci vestiamo in fretta. Destinazione: papà.
Lo so, forse sto chiedendo troppo. Ma credimi, non lo faccio solo per me. Questo è un regalo che farà felice anche mamma. Da quando papà non ritorna più, i suoi occhi sono spenti. Ora ti svelo un segreto. Però non dirlo a nessuno. Promettimelo. Spesso, prima di andare a dormire, l'ho beccata a piangere nella stanza da letto. Con la foto di papà in mano. Gli manca, è evidente. Ricordo che si volevano tanto bene. Ogni San Valentino, mio padre le portava sempre un mazzo di rose rosse. E, a volte, i baci perugina. Baci perugina che non arrivavano mai tra le mani della mamma perché io li divoravo tutti. Ricordo ancora quella volta che - di nascosto dalla mamma - andammo a sceglierle il regalo per il compleanno. Le comprammo una pianta. Mia madre ha sempre avuto il pollice verde. Ricordo anche i nostri picnic sul lago, di domenica. Insomma, eravamo una famiglia felice. Perché non ritornare a esserlo?
A mamma tutto questo manca. Ne sono sicura. Percepisco la sua sofferenza giorno per giorno. E non è una cosa bella, credimi. A lei non ho detto nulla di questa lettera. Voglio che sia una sorpresa.
Ho preferito scrivere te e non Babbo Natale perché lui è un maschio come papà. E ho paura che non avrebbe letto la lettera e se ne sarebbe andato. Proprio come papà. Ma tu verrai. Io lo so. Sei femmina, come mamma.
Mi raccomando. Mi fido di te. Ci vediamo il sei gennaio.
Ti voglio bene.
Maria.
Testo raccolto da Mariagrazia Mancuso
(studentessa del Vivaio di Ottopagine, il corso di giornalimo multimediale organizzato nell'ambito dell'iniziativa scuola lavoro)