di Luciano Trapanese
Come al solito scopriamo l'acqua calda. Dopo l'uccisione di Anis Amri, il giovane tunisino autore della strage di Berlino, si è finalmente ammesso che l'Italia è una base logistica per i terroristi dell'Isis.
Ma non solo. Mica è finita l'acqua calda. Si ammette che i jihadisti hanno legami più o meno solidi, più o meno antichi, con le nostre mafie, la camorra soprattutto.
Ma c'è ancora altra acqua calda. Alcuni terroristi arrivano da immigrati, magari con precedenti da piccoli criminali. Delinquono anche nel nostro Paese e si radicalizzano in carcere. Ripetiamo: in carcere. Non nelle moschee. Sarebbe troppo semplice.
E ora, dopo aver sventolato per l'intero globo, nomi e cognomi degli agenti coinvolti nella sparatoria di Sesto San Giovanni, diffuso con entusiasmo anche le foto (tanto per essere più precisi), ci accorgiamo che forse l'Isis potrebbe pure meditare vendetta (ma il ministro non aveva detto che lo Stato Islamico non è mica la mafia?).
E quindi, anche per spettacolarizzare questo nostro Capodanno, più povero di eventi e figlio legittimo della crisi, cosa si fa? Blindiamo le città.
Come al solito, complimenti. Davvero.
Continuano a ripeterci sempre il solito ritornello: i nostri servizi segreti sono i migliori. Mah, voi ci credete? Ci permettiamo anche di prendere in giro la polizia tedesca (che negli ultimi mesi ha sventato cinque attentati). Ma dimostriamo di aver capito poco di quello che sta accadendo o potrebbe accadere nel nostro Paese.
Che l'Italia fosse una base logistica per l'Isis era purtroppo evidente. Tanti degli autori delle stragi commesse in Europa sono passati o hanno vissuto in Italia. Uno dei componenti del commando del Bataclan risiedeva indisturbato da mesi a Bellizzi, confuso tra le migliaia di immigrati che vivono nella Piana del Sele. Il complice dello stragista di Nizza, Chokri Chafroud, ha abitato a lungo in Puglia. E non sono certo i soli.
«L'Italia – come ha dichiarato il procuratore nazionale antiterrorismo, Franco Roberti al Mattino – non è solo un passaggio per i terroristi. Nel nostro Paese c'è chi offre supporto logistico agli autori delle stragi, dando loro documenti, rifugio e case».
E proprio i documenti sono il trait d'union tra il terrorismo islamico e la criminalità organizzata. E non da oggi. Già dopo l'attentato alle Torri gemelle, in un rifugio di Al Qaeda a Kabul, sono stati trovati documenti con timbri falsi di molte questure italiane, Napoli compresa. Amri cercava a Sesto altre carte d'identità o passaporti. Ma proprio a Napoli – e di recente – sono state scoperte delle vere centrali specializzate nella falsificazione di documenti. Gestite naturalmente dalla camorra. E a servizio di immigrati provenienti dal Medio Oriente o dal Nord Africa.
Ma gli affari con il crimine organizzato non si limitano certo ai documenti.
Le organizzazioni terroristiche gestiscono gran parte del traffico di hashish (Nord Africa), ed eroina (Afghanistan). Davvero c'è chi pensa non facciano affari con la camorra? Senza dimenticare l'area Balcanica, come si ripete da tempo e come ha ricordato lo stesso Roberti. Un'area dove l'Islam radicale ha preso piede e dove passa di tutto: dagli esseri umani alle armi.
C'è poi il nodo dell'accoglienza degli immigrati. Oggi è un problema (che non viene neppure affrontato). Domani sarà una bomba pronta ad esplodere. Centinaia di migliaia di persone emarginate, disperate. Rinchiuse sine die a non far nulla: davvero non si riesce a immaginare che tutto questo possa diventare una gravissima questione di ordine pubblico. E davvero non si ritiene possibile che in quel mare di disperazione non spuntino lupi solitari pronti a tutto per meritare il martirio?
Nel frattempo continuiamo pure a baloccarci con “i servizi segreti migliori del mondo”. Scriviamo sui giornali titoli sconcertanti tipo: Italia – Germania 1 a 0. Rinviamo qualsiasi seria politica di accoglienza. Dividiamoci nella stucchevole disputa tra contrapposte idiozie, in cattivisti e buonisti. E sentiamoci tutti al sicuro perché il Capodanno sarà blindato. Come se fosse questa la soluzione. Come se fosse possibile blindare tutto e per sempre.