di elleti
Era figlio di una puttana. E non lo sapeva, anche se aveva vissuto in una casa piena di puttane. Un bordello. Pensava di essere figlio di quell'altra, la maitresse. Lo ha pensato quasi per tutta la vita. Fino a quel giorno.
La storia inizia molto tempo fa. A Salerno. Fine anni '50. E lei all'epoca era una bella ragazza bruna, di buona e – come si dice - morigerata famiglia. Una ragazza un po' esuberante. Troppo per l'epoca. Suo padre la sorprese con un uomo. Uno più grande. E non l'ha mai perdonata.
Maria si è trovata per strada. Sola e senza una lira. Non aveva molte chance. Ha seguito la prima che le si è presentata. La strada, appunto.
Maria è entrata nella “scuderia” di una delle più esperte donne di vita della città. Di sera al lavoro di fronte al Verdi. Di giorno a casa, in un basso del centro storico. A poche centinaia di metri dal Duomo.
Una vita difficile. Ma anche l'unica vita possibile. Una vita che sarebbe stata sempre uguale, a lungo.
Maria rimase incinta. Capitava spesso alle donne di vita. Di solito arrivava una mammana, aborto clandestino e via. Di nuovo a vendersi per strada. Non quella volta.
La signora del bordello quel bambino lo voleva. Lo voleva per lei, che non poteva avere figli.
«Maria, non ti preoccupare. Ti accudisco io fino a quando nasce, poi il bambino resta a me. Non gli farò mancare niente. Ma non deve sapere che sei tu la mamma».
Maria non aveva mai detto no. Non lo disse neppure quella volta. Si sentiva in debito con la maitresse. E poi era contenta che il suo bambino sarebbe cresciuto senza problemi. Vicino a lei.
Antonio nacque un giorno di primavera. Maria lo allattò con amore. Se ne prese cura. Era suo figlio. Anche se il piccolo non l'avrebbe saputo.
Antonio crebbe lì. In quel basso salernitano. Lui, la maitresse e tre signorine.
Ha assistito – come fosse normale – a quel via vai di maschi da casa sua. Ha capito presto cosa accadeva nelle stanze chiuse. Quando arrivavano i clienti andava nella stanza della maitresse, sua “mamma”. E lì giocava, guardava la tv. Studiava anche. Ma poco, e con scarso profitto. I professori dicevano che «non era troppo portato». Forse avevano ragione. O forse no. Anzi, vista come è andata, sicuramente avevano torto. Ma erano altri tempi, un'altra epoca: capire il talento di Antonio non era scontato. E poi, si portava dietro un marchio indelebile: viveva in quella casa... Non sarebbe venuto fuori niente di buono.
Un padre non l'ha mai avuto. Anche perché la “mamma” aveva cacciato a pedate il marito. Molti anni prima. Un buono a nulla. Sempre ubriaco. Un giorno aveva provato anche ad alzare le mani sulla maitresse. Grave errore. Non sempre le donne sono indifese. E lei, era la meno indifesa di tutte.
Per Antonio quella bruna sempre piena di attenzioni nei suoi confronti era come le altre ragazze di mammà. Una presenza costante, quasi una zia. Ma niente di più. Altrimenti non avrebbe fatto quelle battute sconce quando un cliente andava via.
Gli anni passano. Antonio lascia presto la scuola. Ma scopre la magia dei computer. Non sa come ma inizia a muoversi con agilità tra codici e programmi. Legge i numeri meglio delle lettere. E' il suo talento.
Maria non è più una ragazza. Anche la maitresse è una donna anziana. Si ritirano dalle “scene”. Ma c'è una differenza sostanziale. La prima è povera, non ha nulla. La seconda può permettersi di vivere di rendita. Non è ricca, ma non le manca nulla.
Maria ha anche problemi di salute. Finisce in un ospizio, su una sedia a rotelle.
Un anno dopo, per Antonio c'è un dolore e la verità.
La “mamma” muore. Ma prima di spegnersi riesce a dire ad Antonio quel segreto custodito per tutta la vita. Quella verità negata ad Antonio anche dalle donne di vita che hanno vissuto con lui: è Maria, lei è la tua madre naturale...
Antonio è sposato. Ha due figli. Ora è una sorta di hacker, capace di fare tutto con il computer. Lavora con molte aziende. Programma, ma non solo. Vive in una casa sua, sempre nel centro storico. E' stata la “mamma” a regalargli l'appartamento.
Ma appena scopre che è stata Maria a metterlo al mondo, capisce che deve fare qualcosa. Neppure per un istante prova risentimento per lei. In fondo non lo ha abbandonato. Gli ha solo consentito di avere una vita sì insolita, ma meno dura. Con poche incertezze.
Va all'ospizio. L'abbraccia. Non deve parlare, non servono parole. Lei capisce. Piange. Piangono insieme.
Maria vivrà gli ultimi anni della sua vita accanto al figlio. Coccolata e curata. Due anni pieni di amore. Un risarcimento per quella esistenza spesa nel dare piacere agli altri.
Oggi è morta. E Antonio, con i due figli, si reca spesso al cimitero. Sulla tomba di Maria c'è sempre una rosa rossa. Il suo fiore preferito.