Coppia scambista si confessa: i normali siamo noi

«Quando pratichiamo sesso di gruppo ci sentiamo noi stessi».

Interessante intervista rilasciata al Corriere del Mezzogiorno. Lo sdoganamento dei privè, da teatro di perversione per coppie estreme, a palcoscenico della normalità per coppie con desideri “altri”.

«I normali siamo noi, perché tutti vorrebbero entrare in questo mondo e nessuno lo fa». A parlare così è una coppia scambista, intervistata in esclusiva dal collega Fabio Postiglione per il Corriere del Mezzogiorno.

Un documento interessante, che aiuta anche a comprendere un mondo solo apparentemente sommerso, quello dei privé e delle coppie aperte. Apparentemente, perché il giro d'affari di questi club è in costante aumento. In controtendenza secca rispetto ad una crisi economica che ha invece ridotto gli introiti di molte altre attività.

«Quando pratichiamo sesso di gruppo ci sentiamo noi stessi». Un'altra frase chiave: nessuna forzatura. Evidentemente chi frequenta i club lo fa solo e semplicemente per piacere. Piacere di coppia. Se uno spinge l'altro contro la sua volontà, il rischio è che la coppia stessa si sfasci.

«Non può essere una terapia di coppia». Questo lo immaginiamo. Una coppia in crisi, in una situazione estrema, non può che accelerare l'irrimediabile. I club sono luoghi per coppie in sintonia.Che utilizzano lo “strumento club” «per dare libero sfogo – come raccontano - ai nostri desideri».

Dell'intervista c'è una frase che alimenta forse qualche perplessità: «Abbiamo due figli, di 15 e 16 anni. Loro sanno tutto».

Beh, è una scelta anche questa. E nessuno giudica. Ma indubbiamente non ci sarebbe nessuna necessità di spiegare ai figli quello che accade nella camera da letto dei genitori.

Non è certo la prima volta che si intervistano scambisti. Anche la rete è piena di altre testimonianze dirette. Questa volta è interessante perché tutto si inserisce in una normalità di coppia quasi banale. In realtà comune (se si eccettua la questione dei figli...). Che è poi la più credibile. E' improbabile infatti immaginare che tutti i frequentatori dei privé siano necessariamente – come dire – estremi.

E probabilmente questa normalità, lo sdoganamento di una sessualità più aperta, a decretare il rinnovato – e forse mai tramontato – successo di questi locali.

La sessualità che esce dalla camera da letto e si incrocia – in luoghi realizzati ad hoc – con l'intimità di altre coppie.

Sarebbe stato impensabile, trenta o quaranta anni fa, scrivere dei locali per scambisti come di un ritrovo quasi normale, per coppie con desideri aperti. Coppie che non suscitano scandalo, al massimo curiosità. E chissà se è vero, come dicono i protagonisti dell'intervista, «che i normali siamo noi». Forse è un po' eccessivo. Ma non sconcerta. E già questo è tanto. L'opinione comune in fondo resta questa, oggi: se a loro piace, fatti loro. Il che, appunto, non è esattamente un giudizio. Ma una constatazione.

Si è inneggiato all'amore libero quasi cinquanta anni fa. Dopo mezzo secolo l'amore libero resta un'utopia. Il sesso libero un po' meno. Non sarà la normalità, ma si avvicina molto.