"Sono una prostituta e non pago le tasse". Ma si sbaglia...

La Cassazione ha sancito che anche l'attività delle lucciole è tassabile.

La signora, ricchissima, era convinta del contrario: stangata dall'Alta Corte. Una sentenza che potrebbe aprire le porte al superamento della legge Merlin.

La signora se la passava davvero bene. Dieci conti correnti, una serie di proprietà immobiliari, macchine di lusso. E un conseguente tenore di vita che si può definire molto elevato. Quando gli ispettori dell'agenzia delle entrate hanno bussato nella sua sfarzosa abitazione e le hanno chiesto da dove provenisse tutta quella ricchezza, la signora non ha fatto una piega. Ha accavallato le gambe, aspirato un po' di fumo dalla sigaretta, e dichiarato candida, con la sicurezza di chi non ha nulla da temere: «Nessun mistero, sono soldi che mi sono guadagnata con la mia attività di prostituta».

Era convinta – evidentemente – che i proventi del suo mestiere non fossero tassabili.

Si sbagliava. Con una sentenza depositata nei giorni scorsi la Cassazione ha accolto la tesi della Commissione tributaria di Savona e sancito che le prostitute, così come tutti i contribuenti, sono obbligate a pagare le tasse per l'attività di meretricio. Disponendo anche che non fa differenza se la prostituzione sia abituale o saltuaria.

Se guadagni paghi. E la prostituzione sic et simplicter (quindi non lo sfruttamento), non è da considerarsi un reato.

I proventi dell'esercizio di attività di prostituzione non sono stati qualificati come reddito d'impresa, ma piuttosto come «redditi diversi derivanti dall'attività di lavoro autonomo non esercitata abitualmente». E generano comunque un reddito imponibile ai fini Irpef.

Cambia qualcosa? Probabilmente no. Ma sancisce un principio. Quel tipo di professione non è diversa dalle altre. Almeno per quanto riguarda la tassazione. Non immaginiamo certo prostitute con fatture a partita iva, però è una sentenza che potrebbe aprire la strada ad una normativa che superi la legge Merlin e si indirizzi verso una regolamentazione del meretricio.

Ritenete sia giusto? La nostra opinione l'abbiamo già espressa in passato. Ed è pragmatica e non ideologica: se un fenomeno non si può contrastare con la repressione, meglio contenerlo all'interno di normative certe e chiare. Si potrebbe così ridurre il numero di donne schiave. Imporre severi controlli igienico sanitari. E alimentare le casse dello Stato.

Voi cosa ne pensate?