Un viaggio nel rugby che la generazione moderna non conosce. Dalla prima partita contro la Spagna all’impresa di Grenoble. Un lungo percorso ricco di storie, aneddoti e soprattutto di magia e imprevedibilità proprio come i rimbalzi di quella palla ovale che scivola sull’erba e regala sogni a chi la insegue.
“Il Rugby prima del Sei Nazioni”, scritto dal trio composto da Cristian Lovisetto, Davide Macor e Andrea Pelliccia, con quest’ultimo protagonista della presentazione andata in scena giovedì nella Club House dello Stadio Dell’Oste di Benevento, è un mix di racconti che trascina il lettore in un rugby che è un lontano parente di quello attuale. Dai campi in terra ai grandi stadi europei, dalle raccolte fondi per terminare e in qualche caso vince un campionato, fino alle ricche coppe che si giocano attualmente.
Un percorso lungo, faticoso, spesso anche pieno di ostacoli inattesi che ha cambiato e reso nobile la storia azzurra di una disciplina dove Benevento ha espresso tante eccellenze. Alla presentazione, moderata dal giornalista Luca Maio, sono intervenuti grandi personaggi azzurri come Salvatore Perugini, che non ha bisogno di presentazioni, e Gino Donatiello che prima in campo e poi fuori ha dato il suo contributo alla crescita di questo sport in città e non solo. Suggestivo il ricordo per Professore Ascantini, uomo simbolo della crescita del Rugby Benevento. Presente anche il numero uno della Fir Campania Giuseppe Calicchio e soprattutto il vicepresidente della Federazione, il sannita Antonio Luisi.
“Il Rugby prima del Sei Nazioni” è un lavoro che va letto e custodito gelosamente perché facendo un viaggio indietro nel tempo si può capire chi siamo stati e come siamo giunti a sfidare i grandi della palla ovale mondiale.