«Una punizione severa, una motivazione lontana dalla realtà»

Il racconto di Zotti della sfida col Sassano dopo il Daspo inflitto a un tifoso del Ponte

Ponte.  

La notizia del Daspo inflitto a un tifoso del Ponte 98 ha fatto rumore ma soprattuto ha lasciato l'amaro in bocca in chi ha visto quella sfida contro il Sassano dello scorso anno e quel giorno era sugli spalti a tifare e spingere la propria squadra verso un traguardo incredibile. La persona in questione è Luca Zotti, capitano del Ponte 98 che non ha potuto giocare lo spareggio promozione perchè squalificato e quindi costretto a stare sugli spalti insieme ad altri quattro compagni nella stessa condizione. Il suo racconto inizia da una frase netta.

“Non è successo nulla di quanto scritto nella nota della questura, nessuna invasione di campo. Io ero presente ed ero sugli spalti perchè squalificato con altri quattro compagni di squadra”.

Questo il suo racconto nel dettaglio.

“La partita si era subito messa bene per noi con la rete di Antonaci. C'era tanto tifo da una parte e dall'altra. Poi siamo arrivati alle battute finali con la rete del Sassano che ha riequilibrato il match e preso la promozione. Un unico episodio che ha scatenato un po' di rumore. In occasione del pareggio il portiere del Sassano è venuto verso il settore in cui erano stipati i nostri tifosi e noi giocatori e ha avuto un gesto di reazione. I tifosi ovviamente hanno risposto ma il massimo che ho visto è stato arrampicarsi alla rete, cosa che è successa anche quando abbiamo segnato noi. Nessuno è entrato in campo. Per questo penso che qualcuno si sia impuntato perchè se ci fosse stata una rissa o una vera e propria invasione di campo, allora avrei capito ma, ripeto, parliamo di un avvicinamento alla rete di recinzione”.

Per questo la conclusione di Zotti su questa vicenda è amara.

“Se non si può festeggiare dopo un gol, perchè questo avvicinamento c'è stato anche in occasione del nostro vantaggio, allora conviene andare a teatro e non assistere a una gara di calcio. Cinque anni con obbligo di firma è qualcosa di importante, quasi come se uno avesse commesso un reato grave e invece si parla di invasione che, poi, non c'è stata. A tal proposito anche il presidente del Sassano si è adoperato dopo la sfida per lasciar correre questa situazione, visto che si trattava di qualcosa che succede in ogni gara, ma evidentemente qualcuno ha pensato che arrampicarsi a una rete possa essere un problema insormontabile, una colpa da punire severamente”.

di Fabio Tarallo