Che brutto Benevento. Lo ha detto apertamente Auteri. Arrabbiato come non mai. Deluso oltremisura. Sentimenti condivisi dalla piazza sannita. Stanca di assistere a prestazioni indecorose. Cerignola aveva illuso. La mera bellezza di una squadra rinata. Ma poi tornata a bruciare senza l'idea di una fenice che possa risorgere. In vista dei play off. E ora che si fa? L'entusiasmo si è perso strada facendo. Ne raccolgono le briciole solo pochi ottimisti. Decisamente folli.
Il Benevento gioca male col Trapani ma produce. Occasioni a ripetizione. Frantumate poi contro il muro delle incertezze e delle fragilità. Quella di Nunziante che avrebbe avuto bisogno di una situazione diversa per crescere. Fare un progetto Giovani comporta la capacità di leggere i momenti. Per evitare di spegnere l'ardore di ragazzi votati al calcio. C'è Manfredini, gioca lui. Ma a questo punto il capitolo del portiere è solo uno dei tanti problemi. Colpevole anche Auteri di qualche scelta. Come quella del centrocampo formato da Acampora e Talia. Ma poi cosa dirgli? Talia sbaglia, Lamesta non vede, Lanini è una pistola ad acqua. Manconi? Disastroso. C'era almeno un rigore nel primo tempo. L'arbitro tace ma poi ne dà uno inesistente nella ripresa. Corregge il tiro. Ci prova per ben due volte.
Ma Manconi ha la testa altrove. Spara alto. Poi ritenta indirizzando il pallone nell'orbita del portiere siculo. Fantasmi, tutti, di un passato che non c'è più. Resta il Giugliano e il quinto posto nel mirino. Ma servirebbe una scossa, una cura. Che Auteri non ha. E nemmeno la società. Tutto è andato a rotoli. L'obiettivo? Vivere disincantati questi imminenti play off. Senza calcoli. Senza pensieri amici. Nel calcio tutto può accadere, per carità. Ma riprogrammare il futuro è l'unica certezza per ritrovare una nuova identità.