Mattia Vitale è nato a Bologna nel 97 e con la squadra felsinea ha cominciato a giocare al calcio, prima di passare nelle giovanili della Juventus dove ha anche giocato due volte in prima squadra nel 2015. Nella sua giovane carriera ci sono già tante squadre, dal Lanciano, al Cesena, al Venezia, Spal, Carpi, Frosinone, Vercelli Crotone. Wikipedia ha monitorato tutti i suoi spostamenti, ma quello che non potrà mai scrivere è che Mattia ha un papà di Avellino e lui proprio per la squadra bianco-verde fa il tifo, tanto da tatuarsi un lupo sul braccio destro. Fin qui, dopo tutto, nulla di strano, se non fosse che il ragazzo di Bologna tutte le volte che affronta il Benevento rispolvera le sue origini irpine e l'animo ultrà. Un gol al Vigorito nella file del Carpi nel 2019 con tanto di mani portate dietro alle orecchie (partita poi persa per 3-1), un altro gol, per altro di ottima fattura, l'altra sera con la maglia del Crotone. Lui la rivalità col Benevento deve averla vissuta in famiglia, tanto che dopo aver segnato il gol, il secondo per la sua squadra, proprio non ce l'ha fatta, è andato sotto la Curva Sud dei tifosi giallorossi e gli ha mostrato il braccio col lupo tatuato. La passione va bene, ma il gesto diventa pericoloso se qualcuno dei tifosi lo interpreta per quello che è e coglie bene la provocazione (ma chi volete che sapesse delle sue origini irpine...?).
Vitale ha rischiato di provocare una rissa sul campo (Benedetti è intervenuto a muso duro...), e si è beccato solo un cartellino giallo, senza tener conto delle conseguenze che sarebbero potute scaturire anche dagli spalti. Zauli, bontà sua, lo ha detto a denti stretti: “Se ha esultato sotto la curva rivale ha sbagliato”. Un errore grossolano e anche antipatico: quando si è professionisti non ci si può tramutare all'improvviso in ultras...
Nella foto Vitale del Crotone: a fianco l'ingrandimento del tatuaggio del Lupo dell'Avellino sul braccio