Benevento, nella mente del tifoso: dalla speranza al terrore di perdere un sogno

Come vivono i sostenitori il particolare momento della Strega

benevento nella mente del tifoso dalla speranza al terrore di perdere un sogno
Benevento.  

In queste ore stanno circolando sui social le immagini che vedono il Benevento esultante all'Allianz Stadium contro la Juventus. Esattamente due anni fa, infatti, la Strega toccava l'apice della sua Storia vincendo in casa dei pluricampioni d'Italia che vantavano la presenza in campo di Cristiano Ronaldo, uno dei calciatori più forti di sempre. Avrebbe dovuto essere il momento della svolta, ma è stato proprio il gol di Gaich che ha dato il via a una lenta discesa che ha portato il Benevento a vivere il momento più difficile dell'era Vigorito

Per una volta, lasciamo stare tecnici, calciatori o dirigenti. Entriamo nella mente e nel cuore del tifoso del Benevento. Un appassionato che dal 2016 sta vivendo un sogno a occhi aperti: la serie B, due volte promosso in serie A, campionati da vertice tra i cadetti. Si è raggiunto tutto ciò che si è sempre desiderato e anche di più perché, parliamoci chiaro, nessuno avrebbe scommesso sulla serie A, né tantomento che potesse esserci addirittura una seconda partecipazione. Adesso il momento è sportivamente drammatico. In città serpeggia il pessimismo perché la squadra non permette di appigliarsi alla speranza. La vitalità delle avversarie, unite a quanto vista a Pisa, hanno sconfortato i tifosi che si dividono tra il classico e crudele "te lo avevo detto" al "crediamoci ancora", fino ad arrivare a chi è tacciato di tifare per la "vigoritese". Fiato sprecato. Nessuno è migliore dell'altro perché di fondo c'è il Benevento. Si è fratelli nella fede per un bene comune. "O moriamo insieme o risorgiamo come collettivo" diceva Al Pacino nel discorso pronunciato in un famoso film, utile per sottolineare quanto le spaccature interne tra Guelfi e Ghibellini non portino a nulla di buono in questo particolare momento storico. Il Benevento è risorto tante volte, l'ha fatto sempre con orgoglio e con al proprio fianco una tifoseria appassionata. Potevano essere 50 a Calitri o 2mila a San Siro, ma sono sempre stati loro la forza di questa realtà calcistica al netto delle categorie e della sua storia più che dignitosa, visto che qui si fa calcio professionistico da quasi 30 anni e nessuna società campana, a eccezione del Napoli, può dire altrettanto. C'è da dire che un errore comune è stato fatto, compreso da parte di chi scrive e che fa parte con orgoglio di questa particolare e amata comunità: non è mai stata compresa l'importanza della serie B. Ma in fondo non è colpa di nessuno perché i beneventani sono stati catapultati in pochi mesi dall'inferno della serie C al paradiso del calcio italiano. Passando dai pomeriggi con le squadre di terza serie a serate magiche con Juventus e Milan. Un salto che non ha permesso di capire la realtà, tant'è che due eliminazioni in semifinale play off sono state vissute come un fallimento con mugugni e musi lunghi. Quanto dareste, adesso, per giocarle di nuovo? Tutto. Non è una questione di categoria o del "tifo anche in serie D": il discorso è più ampio e riguarda il territorio con tutti i benefici che ne può trarre. Adesso sì, è quando si è sull'orlo del baratro che tornano in mente le sofferenze vissute in serie C, la gioia indescribile del 30 aprile, i sogni di vivere una serie B anche boccheggiando tra mille difficoltà, ma di viverla. Perché è questo il sogno più grande di tutti coloro che amano il Benevento. Adesso che tutto è messo fortemente in discussione, pervade lo sconforto (per carità, parliamo sempre dell'ambito sportivo) e la voglia di non lasciare questa categoria incompresa per rimpiombare in un contesto che ormai è diventato sconosciuto. Mancano 8 partite e di aspetti tattici o di infortuni è ormai diventato inutile parlarne, ma il Benevento deve trovare uno scatto d'orgoglio e salvarsi per il territorio che rappresenta. Non può finire diversamente. Non deve finire diversamente.