(f.s.) Cambia il coinquilino della quart'ultima piazza, cambiano anche le gerarchie. La vittoria del Cosenza sulla Spal proietta i silani a salire un paio di posizioni e a porsi a braccetto proprio col Benevento. Mancano nove partite e non è il momento di trarre già conclusioni, ma oggi la Strega sarebbe terz'ultima e retrocessa per via degli scontri diretti che la vogliono soccombente nei confronti della squadra calabrese. Che ha giocato così come si addice ad una formazione che lotta per la salvezza: ha atteso la Spal, l'ha subita per tutto il primo tempo, poi ha colpito nella ripresa col gol di Brescianini. Tanta verve, forza di volontà e un pizzico di fortuna, quando Pepito Rossi ha tirato a colpo sicuro al 90' e sulla linea di porta un difensore rossoblù ha salvato. Nel finale anche un gol annullato ai cosentini per fuorigioco.
E' inutile dire che la salvezza resta tutta da giocare. Lo stesso Cosenza che stasera si è lasciato andare ai festeggiamenti per la vittoria nellos contro diretto, avrà un calendario difficili e fittissimo con ancora ben tre scontri diretti (a Perugia, a Brescia e in casa col Venezia), oltre a dover visitare campi complicati (Frosinone, Palermo, Ascoli).
Il Benevento dunque non deve farsi prendere dallo sconforto e deve continuare a guardare al futuro con fiducia. D'altro canto si spera che non sempre capiteranno a dirigere i suoi incontri degli arbitri del livello di Santoro di Messina. Molti non lo ricordano, ma lo scorso gennaio anche la Sampdoria ebbe di che lamentarsi del giovane fischietto siciliano, quando le fu annullato il gol del pareggio al 96' per il sanzionamento di un fallo di mano di Gabbiadini in caduta e che secondo regolamento non era punibile. I “quattro” al direttore di gara messinese (che si avvalse della collaborazione al Var di Marini di Roma) si sprecarono, così come questa settimana per la svista su Tello.
Una cosa è certa, una società come quella giallorossa merita maggior rispetto da parte delle istituzioni calcistiche e non è più accettabile un errore come quello commesso da Santoro.