(f.s.) Bisogna essere ottimisti. In fondo non costa niente. E poi darsi per vinti ancor prima che accada qualcosa di irreparabile è davvero da “underdog”, come si dice di questi tempi.
Il Benevento è in male arnese, ma questo lo sanno tutti. Ci sono giocatori che hanno esaurito le risorse di cui disponevano, altri che, vittime dell'implacabile “virus” degli infortuni, sono fuori gioco e chissà per quanto tempo lo saranno ancora.
IL MALE DELLA SQUADRA
Al di là dei guai fisici che hanno colpito un po' tutti, Cannavaro aveva individuato senza tema di smentite il male “poco oscuro” di questa squadra: “... quando arriva sulla trequarti, muore...”. Ma non aveva fatto nulla perché fosse aggiustata nel lungo mese di mercato invernale. Squadra piatta, capace di giocare per ore in orizzontale e di non cavare mai un ragno dal buco. Prendete l'ultima partita col Sudtirol: 72 per cento di possesso palla giallorosso contro il 28 degli altoatesini. 16 tiri scagliati verso la porta di Poluzzi, ma solo 4 arrivati a bersaglio (ovvero nello specchio..). La risposta della squadra di Bisoli: 8 tiri indirizzati, di cui 3 nello specchio della porta e di questi ovviamente 2 andati in gol. Il massimo del pragmatismo, contro il trionfo del vacuo.
I POSSIBILI RIMEDI
“Dobbiamo inventarci qualcosa per essere più incisivi davanti”, ha detto Stellone. E francamente sembra difficile che con i giocatori attualmente a disposizione ci possa essere qualcosa di diverso nella fase offensiva. Piuttosto la speranza è quella di cambiare un paio di elementi, la speranza è quella di recuperare al più presto Pettinari, che ha doti diverse da quelli che generalmente scendono in campo, e di puntare senza mezzi termini sul “ragazzino” dell'Under 17, lo “scugnizzo” di Barra, Lorenzo Carfora. Senza timori, e senza porre come scudo (come si usa fare in Italia) la paura di bruciarlo. Il giovane della “cantera” giallorossa questa paura non ce l'ha, ha la freschezza mentale e fisica dei suoi 17 anni e non potrà mai fare peggio di quelli che si sono cimentati finora. Non può e non deve essere lui il "salvatore della patria", ma neanche potrà essere lasciato nuovamente ad attendere il suo momento. In Italia si fa fatica a puntare sui giovanissimi, ma chi l'ha fatto non se n'è pentito, come l'Empoli con Baldanzi, la Juve con Soulè, l'Atalanta con Scalvini, ma ancora di più se si va in Inghilterra e si scova Harvey Elliot esordiente a 16 anni in Premier col Blackburn, o Youssafa Moukoko del Borussia Dortmund, il più giovane esordiente della storia della Bundesliga e della Champions League. Serve un po' di coraggio e abbandonare i vecchi luoghi comuni. Per altro nelle condizioni in cui versa, il Benevento non può fare altro.