Anche il presidente Vigorito parte dai ringraziamenti: “Dico grazie ad uno scugnizzo napoletano, che in quanto a questo ha solo la nascita. Lui vale il riscatto di una città e di una intera nazione. Non perchè abbia vinto il pallone d'oro, ma perchè si arriva a questi traguadi solo quando si hanno grandi doti morali. Lui avrebbe potuto fare la Champions, il Mondiale, eppure ha accettato la “Coppa dei sanniti”, e io ti ringrazio per questo. Normalmente i sanniti sono un po' chiusi, ma quando abbattono questa barriera la loro sincerità è pari alla tua gioia di quando hai alzato la Coppa del Mondo”.
Il presidente ha sempre difeso i ruoli di tutti: “Pure io ero uno scugnizzo napoletano. Alla mia età non posso fare più l'allenatore: non l'ho mai fatto nel calcio, ho ottimi dirigenti che guidano questa squadra. Spero che torniamo ad essere una famiglia e ad utilizzare quella parola “Insieme”, sia quando vinciamo che quando perdiamo. Io vinco e perdo insieme a voi. Non perdo da solo mai, ma se perdo da solo mi rialzo e vorrei che lo facessero sempre anche gli altri".
Inutile parlare di ciò che è accaduto: “Abbiamo perso delle partite, forse un campionato. Il calcio non dà mai colpe né ragioni a nessuno: il senno del poi non mi appartiene. In un anno ci sono due giorni in cui non si può fare niente e sono “ieri” e “domani”. Io lavoro per l'oggi”.
A chi gli chiede cosa avesse chiesto a Fabio Cannavaro per questa sua nuova avventura, il presidente ha risposto alla sua maniera: “Sono stato io a chiedere a Fabio cosa volesse: sono rimasto sorpreso dalla serenità di un giovane vecchio, non mi sono posto il problema di quanto avesse vinto, io non faccio analisi tecniche, dalla sua risposta ho capito che gli servivano delle persone con cui saremmo andati d'accordo. Mi ha risposto: “Fate in modo che io possa usare un mezzo adatto per giocare, un campo in ottime condizioni”. La verità è che non è semplice tenerlo al meglio, soprattutto in inverno con il nostro clima. Se un allenatore ti chiede il campo e non la macchina, l'alloggio, o altro, vuol dire che vuole farre calcio. Vi racconto un episodio che ho vissuto allo stadio: ha fatto fare una partitella nella quale chi perdeva usciva e chi vinceva entrava in gioco. Chi ha perso alla fine è andato in porta, tutti insieme. Chi ha vinto invece li ha presi a pallonate. Noi ci siamo divertiti da fuori, ma chi ha perso no si certo...”