Giocare contro una pari grado di questi tempi è sempre rischioso. Ne sa qualcosa il Palermo che un paio di gorni fa ne ha presi 5 dal Pisa che non è ancora neanche lontano parente di quello che ha perso la finale dei play off. Un'amichevole così si può interpetrare in tante maniere: si può fare come il Benevento che ha cercato senza trovarlo il “centro di gravità permanente”, ovvero quella quadratura che servirà tanto in un campionato così difficile come quello che si andrà a giocare. Oppure si può fare come il Cosenza, che ha il “dna” della squadra che non deve avere grilli per la testa, sa che dovrà salvarsi e per quello gioca sin dalle prime amichevoli. Tanta concretezza, una buona difesa a tre con interpreti anche di un certo livello (Rispoli, Rigione e Vasainen sono esperti e affidabili) e degli attaccanti sbarazzini come Zilli ('02) e Prestianni ('02), 40 anni in due, con il futuro da azzannare.
Il Benevento aveva iniziato meglio, ma s'è capito subito che quella serie interminabile di passaggi non avrebbe prodotto granchè. Il Cosenza non si è mosso da lì dietro ed ha aspettato di poter colpire in contropiede. Già nel primo tempo un paio di volte il talentuoso D'Urso ci aveva provato. I giallorossi sono parsi legnosi ed era fisiologico dopo tutto il lavoro svolto e il caldo che c'era su Cascia. Ma anche senza un'idea che aggirasse il lungo e noioso tran tran a centrocampo. E' anche vero che un paio di elementi sono lontanissimi da una forma accettabile. Basta vedere Acampora, dal quale ci si aspetta sempre la giocata “extra”. Non è ancora il momento, né per lui, nè per gli altri. E' ovvio che Forte e Farias siano rimasti, come si dice in gergo, senza rifornimenti, senza un pallone pulito da lavorare, senza un triangolo da provare. E nella ripresa con una girandola impazzita di cambi, con centrocampisti in ogni zona del campo, anche in quelle generalmente coperte dagli attaccanti, non poteva andare tanto meglio.
E' presto per emettere sentenze, sarebbe bastato scegliere un avversario di scarsa levatura per fare un'altra scorpacciata di reti. Ma se ci sono difetti è meglio scorgerli subito. Soprattutto in un momento in cui il mercato è ribollente come un vulcano.