Grande commozione per la presentazione del libro "La storia di una promessa", scritto da Gianpaolo Imbriani per raccontare il rapporto che lo legava al fratello Carmello e gli oltre 300mila chilometri percorsi in giro per il mondo con l'unico intento di far conoscere la storia dell'ex capitano e allenatore del Benevento a tutti i popoli. Un intento di grande spessore che ha commosso tutti, a partire da coloro che erano presenti all'evento coordinato dal giornalista Luigi Trusio. Gli ex compagni Tagliatela e Gori, così come il presidente Vigorito e il sindaco Mastella che oltre a ricoprire la carica di primo cittadino ha ricordato Imbriani con grande commozione per via della stretta parentela.
Le parole "famiglia", "valori" e "educazione" sono state le più utilizzate da coloro che sono intervenuti. L'ha fatto Pino Tagliatela che ha ricordato il periodo vissuto a Benevento nella stagione 2004/2005, mesi in cui ha soggiornato presso la casa di Carmelo a Ceppaloni: "Sono stati momenti bellissimi di cui custodisco ricordi indelebili, come le serate davanti al camino con tutta la famiglia Imbriani. Ciò che è successo non dovrebbe accadere a nessuno. Conobbi Carmelo ai tempi del Napoli, era soltanto un ragazzino. Sin da subito mi accorsi del suo spessore umano, favorito dalla splendida educazione che si portava dietro. Ci avvicinammo subito, fu amore a prima vista. Quando segnò contro l'Inter all'esordio fu un'emozione indescrivibile. Poi successe che ebbi un problema al ginocchio, il mondo del calcio mi mise ai margini e soltanto lui si ricordò di me facendomi venire a Benevento. Un plauso va anche a Gianpaolo che ha svolto un percorso interiore pazzesco. La ferità non è aperta, ma di più. Per me Carmelo c'è sempre. Era uno che dava soltanto e non pretendeva, bisogna dirlo. Questo è solo merito dei genitori":
Particolarmente emozionato anche Ghigo Gori che con Imbriani ha vissuto delle importanti annate in giallorosso: "Mi sento un privilegiato, soprattutto perché è stato un mio compagno di squadra e anche allenatore. Ricordo sempre il suo sorriso stampato sulle labbra, anche nei momenti difficili. Trasmetteva serenità, aiutava i giovani. Si è sempre rivelato una guida sia in campo che fuori":
E Gianpaolo ha raccontato nel dettaglio le ragioni che l'hanno spinto a realizzare quest'opera: "Scrivere mi ha permesso di viaggiare con la testa quando il Covid mi ha costretto a sedermi in una stanza. Fino a un anno e mezzo fa ero convinto di non ricordare nulla, invece la mente stava nascondendo quei ricordi per non farmi rivivere quei momenti. Avevo bisogno di raccontare tutto ciò che c'è stato. Vale la pena sottolineare il grande affetto e l'amore mostrato da tutti nei confronti di Carmelo. Lui non era Messi o Maradona, però ha mostrato qualcosa di buono. Le persone hanno apprezzato l'uomo. Volevo che questa sua immagine crescesse insieme ai figli. Sono orgoglioso di quanto fatto fino a questo momento, con vari campi da calcio che portano il suo nome sia a Be"nevento che in Africa. Mi auguro di realizzarne cinque in altrettanti continenti. Già c'è qualcosa in Argentina, con una fondazione stiamo cercando il terreno giusto. Non sarà affatto semplice, non arrivo a questo traguardo con la vendita di un libro ma sono convinto che ci riuscirò. E' una promessa che ho fatto a mio fratello. Sofia e Fernando si renderanno conto che il padre c'è ancora".
Dopo aver ascoltato con attenzione, il presidente Vigorito si è rivolto direttamente a Gianpaolo Imbriani: "Con te condivido una perdida. Abbiamo perso qualcosa che fa parte di noi. Devo chiederti scusa perché non credevo in ciò che stessi facendo. Quando abbiamo inaugurato il murales dedicato a Carmelo, a qualcuno che pensava in una mia mancata presenza risposi che preferivo portarmi le persone che amavo nel cuore senza esibire ciò che pensavo. Mio fratello vive con me, così come Carmelo. Ho sempre provato a nascondere il mio dolore, non pensavo si dovesse esternare. Per questo vedere tutto ciò che facevi, che non era affatto esibizionismo, lo ritenevo inutile perché preferivo tenere il dolore dentro di me. Donare amore e parlare di amre è un compito che non tutti riescono a fare. Tu hai vinto la battaglia dell'amore. Vieni da una famiglia vera e ritroverete Carmelo in ogni cosa che amate della vita. Ricordo che sulla Sila, nonostante stesse male, non aveva alcuna intenzione di lasciare il ritiro. Lo ritrovai in ospedale, siamo stati mano nella mano dieci minuti mentre la madre ci guardava. Preferisco ricordarlo così".
Ha chiuso l'evento il sindaco Clemente Mastella: "Ricordo Carmelo per dei momenti particolari che travalicano gli aspetti istituzionali. Pochi scommettevano in questa mission di Gianpaolo. Carmelo è stato un grandissimo uomo, un esempio per i giovani che devono essere convinti che nella vita non bisogna avere successi incredibili, ma vivere secondo valori di fondo. Lui non era Maradona, ma lo sei quando si vive come ha vissuto Carmelo. Tutti gli attestati di affetto ne sono la dimostrazione".