Da Londra a Tokyo passando per Rio de Janeiro: Stefania Pirozzi saluta il nuoto

La campionessa sannita ha disputato tre Olimpiadi e oggi ha annunciato la fine del suo viaggio.

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Benevento.  

E’ stato bello. Anzi bellissimo. Tanti i risultati importanti. Ancora di più le emozioni. Quelle che avranno sempre un posto speciale nel cuore dei tifosi sfegatati e degli appassionati di sport. La carriera tra le “corsie” di Stefania Pirozzi è terminata. Ora è ufficiale. Dopo 23 anni di battaglie in giro per l’Italia e per il mondo la ragazza sannita si ferma. Lo fa col cuore gonfio di emozioni. Con la mente che vola indietro e accarezza la gioia delle tante vittorie e anche la delusione delle sconfitte. Entrambe fanno parte di quel meraviglioso gioco che è la vita di uno sportivo.

A Stefania lo sport sannita e non solo deve dire grazie. E’ stata e sarà sempre un grande esempio da seguire. Parliamo di una semplice ragazza di provincia che ha sfidato le più grandi del pianeta. E ora possiamo dirlo: in pochi ci credevano. Lo ha fatto soprattutto lei, supportata da quella fantastica famiglia che le è sempre stata accanto. Mamma e papà ne hanno fatti di chilometri… prima in macchina e poi in aereo. La sorella Dorianna ne ha raccolti di sfoghi notturni… quelli di una semplice ragazza a cui nessuno ha regalato nulla. Stefania si è conquistata tutto da sola.

A Benevento non aveva una piscina olimpionica per nuotare. Ha avuto la forza e il coraggio di andare a Napoli per diventare una grande del nuoto italiano. Poi è arrivata la parentesi di Ostia, quelle di Livorno, Verona e Trieste. Un piccolo giro d’Italia da sud a nord, da ovest ad est. Sempre rincorrendo il sogno cullato fin da bambina. Il nuoto le ha insegnato che i sacrifici non sono mai sprecati. La fatica è la base dei successi. E lei ne può raccontare tanti.

Inutile snocciolare il suo palmares tricolore. In Italia ha vissuto periodi in cui è stata dominante prima nei 400 misti e poi nei 200 farfalla. Pedina fondamentale di una grande 4x200 campione d’Europa nel 2014. Ma oggi non è il giorno adatto per fare bilanci. Chi scrive forse ancora non ci vuole crede che un ciclo è finito.

Da Londra a Tokyo passando per Rio de Janeiro. Non sono stati viaggi di piacere ma edizioni dei Giochi Olimpici: il sogno di ogni sportivo. Stefania c’era e può raccontare incredibili avventure. Seduta a mensa nel Villaggio Olimpico insieme a mostri sacri dello sport planetario. In spogliatoio con atlete di paesi ai più quasi sconosciuti. Felice alla cerimonia di apertura in prima fila dietro il tricolore. Triste nel momento di salutare il sacro fuoco di Olimpia, ma combattiva per rivederlo dopo quattro anni.

Poteva fare di più? Con un po’ di fortuna e qualche acciacco in meno sicuramente, ma questi sono discorsi che facciamo noi e che a lei non sono mai interessati. Ha dato tutto e ha raccolto tanto. Non deve avere rimpianti.

Il ruolo di chi “racconta” imporrebbe distacco e obiettività. Ma a volte non è umanamente possibile. Oggi è il giorno dei saluti e al diavolo tutto. Grazie campionessa! Grazie Stefania! E’ stato bello. Anzi bellissimo.

Di seguito il messaggio social con cui la nuotatrice sannita ha annunciato la fine del suo incredibile viaggio.

“Una parentesi aperta 23 anni fa..ebbe tutto inizio per caso (perché se vogliamo dirla tutta da bimba stavo affogando in 20 cm di acqua).

Ero una bimba di 7 anni, già testarda e rompiballe, ma tenace e determinata, di certo però non avrei mai pensato di ritrovarmi a 29 anni a raccontare le mie gesta sportiva ai più giovani, 3 Olimpiadi e oggi scrivere queste righe.

Quella bimba ne ha fatta di strada.. anzi di km (in acqua e in auto), ho abbracciato l’acqua quando mi coccolava e presa a schiaffi quando mi era ostile.. non è mica semplice domarla?! Come me del resto.. forse per questo è stato amore a prima vista e come tutte le grandi passioni “amore&odio”.

Ho lavorato duramente per salire sulla cresta dell’onda, ho toccato il fondo, ma ho imparato a tornare a galla SEMPRE.

Oggi chiudo una parentesi importante della mia vita e voglio ringraziare in primis la mia FAMIGLIA, senza di loro tutto questo non sarebbe stato possibile, la Canottieri Napoli (mia seconda famiglia), le Fiamme Oro che mi hanno supportato per ben 11 anni, gli allenatori e compagni di fatiche che mi hanno sopportato in questo meraviglioso viaggio.

La “Pirozzina-occhi di lince” saluta la linea blu, pronta a ruggire tra nuove corsie.

Grata per la donna che sono diventata".