La partita d’andata è rimasta negli occhi e nelle teste dei giocatori dell’Ancona. Il doppio viaggio a Benevento evidentemente non è piaciuto agli uomini di Guidotti. L’atmosfera che i sanniti hanno trovato al Palaveneto è stata di quelle da tregenda. Per dirla tutta è stato come tornare indietro di quattro o cinque lustri. Un salto nel passato che non fa bene allo sport. L’aspetto tecnico è subito passato in secondo piano. Appena le due squadre hanno messo piede sul rettangolo di gioco si è capito che sarebbe stato più uno scontro fisico che un match di pallamano. Nel primo tempo la coppia arbitrale composta da Di Domenico e Fornasier ha estratto tre rossi. Uno all’indirizzo di Andrea Sangiuolo, reo di aver reagito ad una provocazione, e gli altri due sono stati sventolati ad atleti del Dorica Ancona. Ma non è bastato a calmare gli animi. Il pubblico del Palaveneto si è esibito in una protesta a dir poco fuori luogo sventolando fazzoletti bianchi all’indirizzo dei sanniti accompagnando lo sventolio con il coro: «ripetiamo la partita, ripetiamo la partita». Chiaro riferimento a quanto è successo a Benevento. Ma quello fu un clamoroso errore tecnico dei fratelli Longobardi. Le provocazioni giunte dalla panchina di Guidotti hanno catalizzato l’attenzione anche nella ripresa. Il Benevento è rimasto in partita fino agli ultimi minuti soprattutto grazie ad un grande Petrychko autore di nove reti. Proprio lui è stato uno dei più tartassati. Qualcuno gli ha dato anche dello «zingaro» ma per fortuna l’atleta ucraino non è cascato nel tranello. Il match è andato avanti con il Dorica Ancona che si è imposto 34 a 29, ma nella notte del Palaveneto il risultato è importante solo per le statistiche. Per la compagine giallorossa resterà solo il brutto ricordo di essere piombati nel passato e di aver dovuto subire per tutto l’arco dell’incontro un trattamento non adeguato in quello che è il massimo campionato nazionale.