Nel ciclismo dei “watt” e delle tabelle, dove per fare la differenza bisogna fare tanti calcoli, Michele Scarponi era l'eccezione. Cuore e fantasia. Ecco perché era uno dei ciclisti più amati da tutti gli appassionati che ora piangono la sua scomparsa.
Si stava allenando, come aveva fatto migliaia di volte, proprio sulle strade di casa a Filottrano in provincia di Ancona. Un furgone non ha rispettato una precedenza e l'impatto è stato inevitabile. Scarponi è morto sul colpo. La notizia è corsa veloce. Ha raggiunto tutto il carrozzone delle due ruote. Il mondo dello sport è rimasto attonito. A 37 anni ci lascia un ragazzo solare, fantasioso e schietto.
Nel 2009 aveva stretto un rapporto speciale con il Sannio. Arrivò a braccia alzate a Piazza Castello al termine della Sulmona-Benevento di 182 km. Una fuga, coraggiosa, che gli regalò la gloria giornaliera. Scarponi ha inseguito per anni il successo finale nella corsa Rosa, quello che è arrivato nel 2011 dopo la squalifica di Contador. Ma a chi glielo ricordava, lui rispondeva con schiettezza:”Sull'albo d'oro c'è il mio nome? Il premio in denaro non è mai arrivato, quindi non mi risulta che ho vinto il Giro”.
Parole accompagnate dai soliti sorrisi, quelli che lo scorso anno ha regalato ai tifosi sanniti prima a Benevento e poi a Ponte (nella foto). Autografi per tutti, e a chi lo invitava ad andare in fuga, lui rispose chiaramente:”Mi servirebbero due gambe riposate”.
Negli anni, da corridore da lunghe fughe, si era trasformato in uno splendido gregario soprattutto per Vincenzo Nibali con cui ha vinto il Tour de France, e per il più giovane Fabio Aru, ma non aveva dimenticato come si vince. L'ultimo successo è datato 17 aprile al Tour of the Alps a Inssbruck. Braccia al cielo, viso stanco e provato per una dedica particolare, quella per i suoi corregionali che stanno soffrendo dopo il terremoto. Un pensiero speciale, l'ultimo, prima dell'incontro con la morte in un tratto di discesa a pochi km da casa sua dove lo attendevano la moglie Anna e i due figli.