Non c'è mai pace per il vecchio e tanto amato ciclismo che per altro il prossimo 17 maggio sbarcherà nel Sannio per la tappa del Giro d'Italia Benevento San Giorgio del Sannio. Dopo la caccia alle sostanze dopanti che hanno spesso stravolto le classifiche delle più importanti corse mondiali -vedere il caso Armstrong- ecco che gli ispettori dell'UCI hanno dato il via ad una nuova lotta: quella al doping tecnologico. Adesso sotto esame non è più il sangue degli atleti ma le bici che usano per gareggiare. L'evoluzione è stata incredibile e le bici che usavano i campionissimi come Coppi e Bartali nel dopo guerra, sono state negli anni alleggerite e rese sempre più aerodinamiche. Sono tanti i corridori che si sono affidati alla galleria del vento per trovare la giusta posizione soprattutto per andare più veloce a cronometro, ma negli ultimi tempi si è cominciato a parlare di motorini elettrici nascosti nelle bici dei professionisti. Già qualche anno fa il campione svizzero Cancellara fu accusato di aver usato una «bici dopata», ovvero motorizzata. Accuse che si rilevarono infondate perché lo svizzero è una vera e propria locomotiva umana e non ha bisogno di questi trucchi. Lo spettro del sospetto, però, è tornato a farsi vivo recentemente. Alla fine della Milano-Sanremo di quest'anno, l'allarme «bici dopate” è stato nuovamente lanciato con un magistrato accompagnato dai Carabinieri che ha assistito alle classiche operazioni di controllo delle biciclette. Si è trattato di un altro buco nell'acqua perché non è stato trovato nulla di anomalo, ma questo fa capire che l'UCI non vuol correre il rischio del «doping tecnologico» e sta provando a prevenire il fenomeno. L'organo mondiale continua a sorvegliare e lo sta facendo attualmente nelle classiche del nord dove domenica prossima, il campione inglese Bradley Wiggins si presenterà alla partenza della Parigi-Roubaix con una novità assoluta: una bici Pinarello del costo di 11 mila euro, modello Dogma k8-S, che presenta un ammortizzatore posteriore. Dalla casa costruttrice dicono che grazie a questa soluzione il rendimento sullo storico pavé aumenterà del 9%. L'UCI ha strizzato l'occhio a questa innovazione, ma intanto continua la sua caccia al «doping tecnologico» perché nel ciclismo per vincere non ci vuole una super bicicletta ma delle super gambe.