Cosa resterà di Città Spettacolo?

L'intervento di Francesco De Pierro, capogruppo di opposizione Pd in consiglio comunale

Benevento.  

“Se chiediamo ai beneventani della mia generazione ossia di quarantenni quale edizione di Città spettacolo ricordano, la maggior parte sicuramente citerà le edizioni di Ugo Gregoretti e di Costanzo (anche se c’è da ammettere che Costanzo aveva reso la proposta un po’ più “commerciale”).
I beneventani della mia generazione quando pensano a “Benevento Città Spettacolo” pensano alle prime nazionali al Teatro Comunale, ai concerti al Teatro Romano. Pensano a quanto tempo prima bisognava affrettarsi per accaparrarsi il biglietto della serata inaugurale. Pensano a quella fortunata edizione di “Molliche”, musica in ogni angolo del centro già dal tardo pomeriggio, quando nelle giornate di fine agosto, il caldo non più asfissiante anticipava la fine dell’estate. Pensano ai nomi illustri che all’Hortus Conclusus davano voce a letture selezionate”.

 

Parte da qui Francesco De Pierro, capogruppo di opposizione Pd in consiglio comunale, tornando sulla programmazione della prossima edizione di Benevento Città Spettacolo.

«I beneventani della mia generazione attendevano, come un appuntamento oramai consolidato, le due settimane che, da fine agosto a metà settembre, avrebbero trasformato la città, donandole quell’aria frizzantina, densa di una particolare eccitazione dovuta all’atmosfera di profonda bellezza che avrebbe caratterizzato, in maniera quasi palpabile Benevento. Molti ancora ricordano che alla fine del suo monologo, il 16 luglio 2013, nell’ambito della rassegna a cura di Luigi De Filippo al Teatro Romano, Tony Servillo raccomandò al popolo beneventano di aver cura di quel luogo sacro, di una così preziosa bellezza, di andar fieri e continuare a valorizzarlo quale luogo deputato alle più alte forme di arte e cultura, sia esso il teatro o la musica.

Il teatro è sempre stato il fulcro della manifestazione. Nomi di notevole spessore si sono avvicendati sui palchi dei teatri cittadini, e quegli spettacoli dalla trame sovente complicate, dal linguaggio non sempre immediato, dal messaggio socialmente alto erano un’imperdibile occasione di crescita culturale. Perché il teatro è indiscutibilmente cultura.

Adesso cosa è successo? Cosa resterà di “Benevento città spettacolo”? Potrebbe essere il titolo di un articolo che, volendo ricordare un’altra rassegna estiva beneventana “Premio a prescindere”, sembra voglia essere critico “a prescindere”.

Non vuole essere questo lo spirito delle mie osservazioni, anche perché da amministratore da due lustri, ho ben presente la progressiva difficoltà che la kermesse ha registrato negli ultimi anni. Ed infatti, l’onestà intellettuale non può farmi sottacere che la manifestazione ha lentamente perso lustro, ha perso visibilità nonostante l’impegno degli amministratori che hanno dovuto fare i conti con una drastica riduzione dei finanziamenti, e dei direttori artistici di indiscutibile competenza e professionalità, che hanno continuato a dare alle rassegne tematiche importanti così come suggerivano i titoli delle passate edizioni.

 

Tuttavia non posso esimermi da una constatazione di fatto, già rilevata dagli addetti ai lavori, ovvero operatori culturali beneventani di tutto rispetto. Mi riferisco alla similitudine, visto il programma e le proposte, di Benevento della prossima città spettacolo alla ben nota manifestazione estiva “Quattro notti e più di luna piena” celebratasi negli anni addietro.

Non è mia intenzione demonizzare o banalizzare definendo quest’ultima una grande sagra ma semplicemente un avvenimento senza una spiccata valenza culturale ma solo di intrattenimento pur nella consapevolezza che se si continuasse a perseverare in un’idea di teatro riservato ai soli “addetti ai lavori” o agli intellettuali, si commetterebbe un gravissimo errore, si rischierebbe di privarlo della sua essenziale funzione: educare.

In altri termini, la nuova amministrazione è libera di proporre – come in effetti ha già fatto - alla propria comunità la kermesse che più la possa rappresentare, ma nel fare ciò, prenda atto che le due manifestazioni non sono in alcun modo sovrapponibili per oggettiva genesi identitaria e, l’aver a mio sommesso parere concentrato in una unica manifestazione i tratti distintivi dell’una e dell’altra denominandola ugualmente “Città Spettacolo” ha sovvertito il significato vero della trentennale manifestazione culturale».

 

Redazione Bn