di Luciano Trapanese
Se a Benevento la criminalità potrebbe influenzare il voto, cosa si dovrebbe dire a Napoli o Caserta? Posta così la domanda non merita neppure una risposta. Il parallelo, nel caso, si dovrebbe formulare con Avellino. E quindi: se una zona grigia, al limite tra legalità e illegalità, ha in qualche modo avuto un impatto sulle elezioni comunali nel capoluogo irpino potrebbe accadere la stessa cosa a Benevento? La questione è stata posta da uno dei candidati alla poltrona di sindaco, Clemente Mastella. La risposta è arrivata dal sottosegretario ai lavori pubblici, Umberto del Basso de Caro, uomo forte del Pd: «Se sa qualcosa – riferendosi a Mastella - faccia nomi e cognomi».
Di certo in un comune di medio piccole dimensioni, come appunto Benevento e Avellino, l'impatto di alcuni gruppi può essere determinante. Per eleggere dei consiglieri, sicuramente. Ma anche per decidere una sfida altrimenti equilibrata tra candidati al ruolo di sindaco. In fondo bastano poche migliaia di voti.
Ad Avellino per più di un decennio questo pericolo è stato sottovalutato. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. La città è ostaggio di se stessa.Un consiglio comunale bloccato dai partiti (in balìa degli eventi, in particolare il Pd), e dalla questione morale. Con una pioggia di procedimenti giudiziari in corso. E rapporti con ambienti borderline acclarati anche da contratti, convenzioni e inchieste giudiziarie. E in più, con un accertato mercato di voti in cambio di posti di lavoro.
E non si parla di camorra. Ma di ambienti contigui a certa criminalità che sono riusciti ad ottenere, anche grazie a collusioni con amministratori locali, vantaggi economici poi reinvestiti in attività lecite. Accumulando potere e consensi. Consensi da spendere in vista delle campagne elettorali con il solo scopo di indirizzare in un certo modo le scelte del comune.
Può accadere anche a Benevento? E già accaduto? Nessuno può escluderlo. Ma soprattutto nessuno può escludere la stessa deriva che ha infettato Avellino.
E allora, se Mastella ha davvero qualche notizia in merito, se davvero ha compreso che un legame con la zona grigia rischia di pregiudicare il voto dei beneventani, dica tutto, ma anche con nomi e cognomi.
E il Pd, agisca di conseguenza. Non tutti i voti sono “buoni”. Ci sono anche quelli che rischiano di segnare in peggio l'attività amministrativa di un comune che ha bisogno di una guida forte per uscire dall'impasse.
Non si faccia come ad Avellino. Testa sotto la sabbia per più di un decennio, poi la scoperta: c'è un cancro che avvelena il Palazzo di Città. Un cancro che forse ha in parte accelerato quel processo di totale disgregazione che ha colpito le segreterie provinciali di molti partiti. Ora la città è sola. Di fronte alle macerie.