Un summit condito anche da una buona dose di nervosismo dello stato maggiore quello tenuto alla federazione del PD di corso Garibaldi.
È una piega pericolosa quella che sta prendendo la campagna elettorale di Raffaele Del Vecchio. Il vicesindaco rischia seriamente di non avere l'appoggio di Fausto Pepe, del quale è stato per dieci anni il numero due. La minoranza lealista finora non si è pronunciata sull'offerta di compromesso varata dalla segreteria con il placet del sottosegretario De Caro: assessori uscenti nella lista del PD, deroga per i consiglieri che potrebbero confluire in un raggruppamento riconducibile a Lealtà per Benevento. Punto d'incontro che sebbene smussi le rigidità del deliberato del coordinamento cittadino, non sembra aver ancora trovato la soddisfazione degli uomini del sindaco, il quale sembra avere astuta contezza dell'importanza nelle urne della propria componente. Il segretario cittadino Palladino tenterà la moral suasion degli irrequieti lealisti, convocandoli nella sede del partito per metterli di fronte ad un ultimatum. Fausto Pepe è altresì conscio, tuttavia, che un minuto dopo la certificazione del divorzio, partirà il repulisti da parte del PD, che gli toglierà anche il sostegno in Consiglio Comunale.
Né sono mancate le esternazioni di perplessità sulla figura di Del Vecchio, volente o nolente, espressione di una amministrazione che termina il suo mandato senza godere di grande popolarità.
Più che in termini di peso elettorale, ha un valore simbolico, perché forse espressione di un umore serpeggiante, l'acquisizione da parte di Clemente Mastella di Giovanni Quarantiello, consigliere di opposizione, ma avvistato spesso agli appuntamenti democratici, in ultimo alle primarie.
Viene insomma il dubbio, che a generare inquietudine nei dem sia più la discesa in campo dell'ex Guardasigilli, che non la diatriba interna con i lealisti.
Carus
