"È colpa dei giornalai", concetto più volte espresso durante l' ultimo consiglio comunale di Benevento.
L' oggetto sono le commissioni e relativi emolumenti dei partecipanti emersi dall' inchiesta de "Il Fatto Quotidiano": qualcuno dei consiglieri si rizela della piega che ha preso la vicenda e arriva la reprimenda.
Reprimenda che in un banalotto tentativo malriuscito di denigrazione della categoria parte dal banalotto e malriuscito utilizzo di termini con pretese denigratorie: "giornalai", il più classico, in luogo di "giornalisti".
Per carità, nulla di odioso per chi è abituato a querele temerarie e altre bestialità intimidatorie pure rivolteci contro in questi anni e puntualmente finite a coriandoli.
Nulla di odioso, se non per ciò che l' utilizzo del termine sottende: perché mai un rappresentante della categoria dei giornalisti dovrebbe offendersi nell' essere etichettato come giornalaio?
Cosa c'è di poco dignitoso, come gli interventi del caso vorrebbero fare trapelare, nell' essere giornalai, ovvero nel vendere giornali, nell' essere titolari di un chiosco o di un edicola?
Chi scrive, da anni giornalista e dunque sovente etichettato come giornalaio quando ha fatto incazzare qualcuno, proprio non capisce perché avrebbe dovuto offendersi e francamente non si è mai offeso.
Forse per una affezione personale alla categoria dei giornalai e per amore delle edicole, magnifico presidio di bellezza vintage fatto di figurine, fumetti, giornali di vario tipo che hanno accompagnato la crescita, dall' infanzia alla gioventù.
E dunque semmai, ma è appunto gusto personale, potrebbe essere un elogio essere classificato quale giornalaio, custode di un mondo romantico e, purtroppo, in via d'estinzione.
Idem per "pennivendoli", che equivarrebbe a chi vende le penne, titolari di cartolerie. Mestieri più che dignitosi e assolutamente affascinanti che in alcun modo possono diventare fonte di offesa.
Scribacchini magari? Neppure pare granché offensivo.
Offensivo, semmai, è non fare bene il proprio mestiere: sia quello di giornalista, di edicolante, di titolare di cartoleria e, non volendo offendere alcuno, siamai, quello di politico.