“Il sindacato in Italia mediamente è un fattore di ritardo, ha fatto tardare tanto l'ammodernamento e l'efficienza complessiva del Paese”, così Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, dal palco della festa nazionale del Pd a Milano, nel corso di un colloquio col ministro delle infrastrutture, Graziano Delrio.
Non è l'unica contestazione che Squinzi fa alle sigle sindacali. E difatti: “In un'epoca in cui l'economia si muove a una velocità supersonica - ha aggiunto - il fatto che ci possano mettere quasi due anni per poter scrivere un accordo specifico sulla rappresentanza, che è un fattore di democrazia, non è il modo giusto di fare le cose”.
Per la Uil le accuse generiche ai sindacati, senza parlare del merito, lasciano il tempo che trovano: Confindustria con chi parla e di cosa parla? “Fattori di ritardo” per il Paese sono le imprese che non investono in ricerca, innovazione, processi e prodotti. “Fattori di ritardo” sono la carenza di investimenti pubblici e privati, le tasse sul lavoro e la burocrazia asfissiante. Come Uil abbiamo invitato Confindustria a fare fronte comune su questi aspetti, così come l'abbiamo invitata a discutere di una riforma del sistema contrattuale, da noi proposta già nello scorso mese di febbraio, che punta sulla crescita del Pil e sullo sviluppo: stiamo aspettando ancora le risposte.
“Li avevamo sfidati a rinnovare – dice Fioravante Bosco, segretario generale aggiunto della Uil Avellino/Benevento - i contratti scaduti e in scadenza, senza fare un'ora di sciopero, perché vi è bisogno di restituire potere d'acquisto a lavoratori e pensionati per rilanciare l'economia: non hanno colto questa opportunità. Non sono riusciti nemmeno a fornire i dati degli iscritti ai sindacati nelle loro imprese per misurare la rappresentatività. E poi Confindustria parla di ritardo degli altri? Mah…”.
Redazione