La riflessione di Paolucci: "Fratelli d'Italia: alcune cose non convincono"

"Bene Meloni, ma ci sono questioni più importanti di tetto al contante o caro energia"

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Benevento.  

Lunga analisi di Federico Paolucci, responsabile regionale aree interne di Fratelli d'Italia, sulla situazione del partito e non solo: 

"Sono stato un po' di tempo a guardare cosa accadesse all'esito della vittoria elettorale e credo che le legittime delusioni personali e politiche non debbano impediremi di far sentire la propria voce all'interno di un partito al quale credo di aver dato tutto l'impegno e il contributo ideale, nei limiti delle mie capacità, nè intendo favorire una marginalità nella quale qualcuno ha cercato e cerca ancora di relegarmi, per motivi a me ignoti ma che non mi stupiscono. E' il gioco della politica e il navigatore sa che quando stai controvento devi abbassare i motori a minimo. Per questo, mi asterrò da prendere iniziative e resterò a guardare per un po' di tempo.


Non posso consentire però che tutti coloro che interloquiscono con me e mi chiedono e si chiedono il motivo di questa sorta di aventino, possano pensare ad un mio volontario allontanamento dalla politica. Anzi seguo con interesse ciò che sta accadendo, da un angolazione un po' meno trionfalistica, sicuramente dettata dalla posizione nella quale sono stato posto dal partito, ma che mi consente comunque di sottolineare i pregi e i difetti della stagione che verrà, secondo il mio parere.
Oggi siamo agli inizi di una vicenda storica che ha visto la grande capacità della Meloni di portare al governo la destra e di accreditarsi sulla scena internazionale con grande dignità e competenza. Con una serie di primati non irrilevanti, anzi storici: la prima donna italiana premier (ma era già la prima donna presidente di un partito nazionale e addirittura di un partito europeo); per la prima volta il centro destra al governo è guidato da un partito di destra. Ha le idee chiare, è determinata e non indietreggia facilmente.


Tuttavia sono spaventato da alcune cose che - non sono nè il solo, nè il primo a dirlo - alla lunga possono incrinare la classica "luna di miele" che vive la Meloni e Fratelli d'Italia.
Innanzitutto il rapporto con gli alleati. E' fuor di dubbio che nè la lega nè Forza Italia intendano essere fagocitati da Fratelli d'Italia. E comunque costituiscono la minoranza determinante con la quale bisognerà per forza trattare. Perchè le prove muscolari si possono fare nei primi mesi di legislatura, quando ancora è saldo il consenso popolare, ma non più avanti, quando inevitabilemente l'azione di governo accontenta qualcuno ma scontenta tanti.


Inoltre, la assoluta mancanza di dibattito interno nel partito, che sta rischiando rischia di abbandonare l'anima sociale e popolare per assomigliare sempre più ai partiti repubblicani law & order di stampo americano, più vicini a posizioni liberal-liberisti che non sociali.
Invece, un partito che cresce in maniera esponenziale e che ha tanta classe dirigente sul territorio non può non aprirsi al dibattito, al confronto e a differenti sensibilità (non voglio usare la parola correnti, ma non sarebbe una cattiva parola quando si tratta di correnti di pensiero; altrimenti, le correnti si formano lo stesso, ma sono solo cordate di spartizione).
Inoltre, la questione sociale: l'umore degli italiani è giustamente triste e preoccupato E il Censis ha solo confermato ciò che si percepisce per strada. E il risultato straripante al nord e meno consistente al sud deve far riflettere. Così come deve far riflettere la questione demografica che è la punta dell'iceberg di un paese che esce dilaniato da vent'anni di assenza dello stato.


Lo stato e il sociale: due elementi che non hanno bisogno più della contrapposizione tra globalizzatori e antiglobalizzatori. Anche i più ferventi fautori del mercato oggi hanno dubbi e per questo - ma ci vorrebbe un trattato su questo, anche se basta leggere Giuliano Amato in "Bentornato Stato, Ma..." o Agostino Carrino ne "Il problema della Sovranità nell'apoca della Gloobalizzazione o il Pro. Francesco Farina (docente della LUISS!), nella sua monumentale opera lo "Stato Sociale" - per rendersi conto che oggi il problema non è tornare all'intervento dello stato, ma come declinare e ri-costruire lo stato italiano.

Ma per ricorstruirlo occorre fare le riforme e per fare le riforme ci vogliono i luoghi di discussione. E' la politica è la sede. E' reato dire che mi spaventa l'idea dell'Autonomia sopratutto se viene sposata da una parte politica che si è battuta da anni per l'abolizione delle regioni? E' una amnesia o una svista? Cito questo elemento perchè non è propriamente irrilevante se si vuole seriamente affrontare la nuova emergenza dello squilibrio sociale che si è determinato con conseguente crisi demografica e massacro della classe media. Sono tutti fattori collegati che se si intende affontarli con riforme parziali si ottiene il duplice fallimento di non dare un vero nuovo assetto al paese e di perdere la storica occasione che la Destra ha: quella di rifondare lo Stato con riforme strutturali complessive che incidano sul lavoro, sulla qualità della vita, sulla sanità, sulla scuola e che frenino l'emorragia demografica (che è molto più alta dei dati ufficiali, visto che ci sono tanti giovani emigrati altrove che conservano ufficialmente la residenza in Italia).
Se parliamo solo del tetto al contante o del caro energia o del reddito di cittadinanza (questioni serie, per carità), restiamo ancorati al meccanismo del "governo dell'emergenza" che ha dominato tutta la cosiddetta seconda repubblica e che ha fatto in modo che sparissero prima la grande industria, poi la media impresa e adesso, ovviamente, le persone.


Le aree interne del Sud: uno stato e un governo che non si occupa degli ultimi non ha futuro.
Sto scrivendo un testo ben più approfondito di queste poche parole, su queste e su altre questioni. Perchè non riesco a tacere quando vedo cose che non vanno e che vedono in tanti. Ma spero di essere smentito dai fatti e di ritrovare le convinte ragioni per restare con entusiasmo in Fratelli d'Italia. Preferisco essere "un cattivo profeta" e/o essere tacciato di "uccello del malaugurio" che restare con il rimorso di non aver parlato quando i nostri giovani saranno andati tutti via. Resto in attesa, resto in Fratelli d'Italia anche se dovessi restarci come semplice iscritto. Ma sento il dovere di dire quello che penso".