Una lunga riflessione sul momento del Pd, arriva da Italo Palumbo, storico attivista e dirigente sannita: "Il PD sta vivendo una fase di agonia politica determinata soprattutto dalla scelta scellerata operata dall’intero gruppo dirigente nazionale che non solo non è stato in grado di leggere la fase politica preelettorale ma si ostina con una frenetica azione post elettorale a rendere marginale il ruolo del PD nella dialettica politica che si è aperta con la vittoria delle destre".
Congresso Pd dopo sei mesi: che errore!
La scelta più naturale sarebbe stata quella di rimettere, immediatamente, nelle mani del partito ogni mandato di direzione politica a partire dai componenti della direzione nazionale, di tutta la segreteria nazionale ed in primis dal segretario Letta. La scelta inopportuna di fare un congresso in sei mesi definisce in modo inequivocabile il desiderio di alcuni gruppi interni di costruire sulle macerie da loro stessi determinate il proprio futuro politico. Il tema congressuale non può essere solo quello di costruire strategie che possano riposizionare il PD con le classi sociali che per il passato erano di riferimento e che oggi hanno fatto scelte diverse, ma di costruire una politica vera che possa essere percepita in un mondo interclassista come la mediazione più alta degli interessi in campo.
Un nuovo Pd con una nuova classe dirigente
Per fare questo bisogna costruire un partito che vada in netta discontinuità con il passato e per farlo non può delegare il futuro nelle mani di una classe dirigente che ha fallito ed ha con le sue scelte determinato lo sfascio. La discontinuità si costruisce con le energie nuove della società che il partito deve mettere in campo a tutti i livelli, a partire dal livello nazionale. Le parole d’ordine non possono definirsi in una geografia politica più a sinistra o più moderata. La geografia politica si costruisce su proposte concrete, attuali e chiare di cambiamento, senza consociativismo. Bisogna capire quali forze possono interagire, nell’autonomia di ciascuno, ad un progetto di cambiamento, senza pregiudizi, con un senso di umiltà politica.
Campo largo non andava smembrato
Rompere il campo largo è stato un errore del quale sono responsabili a diverso titolo tutti i componenti della segreteria nazionale ed una parte consistente della direzione nazionale. Aver sacrificato l’unità di centro sinistra sulla caduta del governo Draghi è stato un errore politico imperdonabile. Il PD ha perso una parte considerevole di credibilità, soprattutto per le contraddizioni presenti nel gruppo dirigente nazionale che esprime, al suo interno e pubblicamente, posizioni spesso opposte che guastano il clima politico e la credibilità del partito nel Paese. Tanto si avverte anche nelle contraddizioni evidenti tra le proposte politiche del PD nazionale e le scelte che spesso chi governa gli enti locali, a partire dalla Regione, consuma in netto contrasto con la linea nazionale del Partito.
De Luca? Ha creato confusione e un risultato disastroso
Basta guardare alla Regione Campania alle scelte del governo De Luca e all’aspra azione posta in essere dal governatore nei confronti delle scelte non condivise del partito nazionale. Questo comportamento del governatore, tra l’altro, ha prodotto solo confusione e un risultato elettorale disastroso in Campania. Bisogna mettere fine ai condizionamenti non democratici, di bottega, proiettati a mettere veti e produrre protezioni. I cittadini devono essere rappresentati a tutti i livelli da coloro che vivono il territorio. Questo non è avvenuto per responsabilità di tutta la segreteria nazionale. Riempirsi la bocca di democrazia interna, di valorizzare i territori e poi fare il contrario, così come è avvenuto alle ultime elezioni politiche, mi sembra una vera e propria truffa ai danni degli iscritti al partito e dei gruppi dirigenti territoriali. Bisogna combattere i livelli di anarchia che si sono prodotti per evidenti protagonismi personali. La democrazia all’interno del partito è un valore che va protetto e rilanciato anche sconfiggendo chi l’ha ostacolata per l’affermazione del proprio “IO”. Il PD deve avere chiara la proposta politica rispetto alla forma di Stato e di Governo. Rilanciamo con forza il ruolo delle province ridando anche legittimità ai cittadini nella scelta diretta delle classi dirigenti. Il congresso del PD deve servire a dare al Paese proposte politiche per una alternativa di Governo e non per dare al PD una classe dirigente riciclata.