«Tutto quel fuoco sulla mia candidatura, ancor prima che fosse ufficiale? Forse è stata giudicata competitiva e dunque temuta: di certo è un'anomalia». La prima di Luigi Diego Perifano come candidato sindaco di Alternativa per Benevento è light: anche nelle stilettate, che non mancano, toni sottili, come nello stile del personaggio e i decibel restano a livelli da jazz, più che da rock.
L'attenzione più che altro è per i programmi, per la città e per una coalizione che «E' ricca, composita e fa emergere la forza del pluralismo tra sinistra locale, cattolici, laici e che ha consentito col suoi impegno di avviare questo percorso, che vedremo se si può allargare ulteriormente».
Un percorso che lo vede candidato sindaco: «Ma indipendente, senza tessere di partito», perché «Il Pd è stato casa mia, fino al 2016 quando non ho rinnovato la tessera perché in rottura con l'orientamento di Renzi sul referendum, ma la mia area politica è sempre stata quella: sono politicamente monotono».
E dunque, la città: «Deve ripartire da alcuni punti fermi. Dal Dialogo, perché gli episodi di frattura tra le istanze della città e le istituzioni sono troppi. In una città è giusto ci siano contrasti e dialettica: ma il tutto va ricomposto nel dialogo, non si può creare una distanza enorme come nel caso del centro storico, dei pini di viale Atlantici, dell'area del terminal.
E non mi convincono neppure le liti tra livelli istituzionali sui meriti per questa o quella cosa: bisogna marciare di pari passo, e se una cosa va bene per la città va riconosciuto»
E poi l'innovazione: «Attenzione: non nuovismo. Noi vivremo una fase di cambiamento tumultuoso, c'è Next Generation, c'è la programmazione europea 2021-2027, e dunque la consiliatura 2021 – 2026 sarà fondamentale per il futuro della città: per questo non si può tirare a campare intercettando qualche finanziamento a caso, bisogna guardare a una programmazione seria che parta dalla visione della città: Benevento deve ritrovare il suo posto nel mondo».
Partendo dal lavoro e da una promessa: «Se toccherà a me guidare la città ripristinerò l'assessorato al lavoro: la città si è impoverita, il covid ha colpito in maniera durissima i nostri giovani che sono la nostra linfa vitale, perciò serve una figura che segua da vicino le politiche del lavoro e tutto ciò che vi gravita attorno».
Zero riferimenti al suo principale competitior, Mastella, se non quando è stuzzicato sul tema: «Ha detto che non accetta confronti perché deve dedicarsi alla città? Beh, mi fa piacere per i cittadini, meglio tardi che mai», ribadendo l'intenzione di non far campagna elettorale sull'avversario: «Preferisco parlare della città e dei programmi. Ma non è che se poi mi attaccano resto zitto e mi lascio pestare i piedi».