De Luca: «Condannato per una parola. Non mollo»

Il candidato alle primarie Pd: «Vicenda assurda. Il partito prenda posizione»

L’affondo: «La Giunta Caldoro ci ha fatto perdere cinque anni»

Benevento.  

«Non dovevo chiamarlo «project manager» ma «coordinatore». E’ questa la mia grave colpa». Vincenzo De Luca, enfatico più che mai, derubrica ad errore lessicale gli addebiti del Tribunale di Salerno che lo ha condannato ieri a un anno (pena sospesa) per la vicenda relativa alla realizzazione del termovalorizzatore. La platea sangiorgese è in pratica la prima che il candidato alle primarie regionali del Partito democratico si trova ad affrontare dopo la notizia del pronunciamento giudiziario. Non a caso De Luca raggiunge con sensibile ritardo l’auditorium Cilindro Nero dove ad attenderlo trova un numeroso pubblico nel quale spiccano le presenze del sindaco e presidente della Provincia Claudio Ricci e dell’ex parlamentare Mario Pepe. «L’allora capo del Governo - spiega De Luca ai presenti - mi nominò commissario per la costruzione del termovalorizzatore. Costituii un gruppo di lavoro avendo cura di scegliere tutti dipendenti comunali in nome della sobrietà. A capo del team nominai un funzionario, designandolo project manager. Oggi il Tribunale mi ha condannato perchè in Italia ciò non si potrebbe fare, bensì andava individuato un coordinatore...». Un intoppo senz’altro scomodo per il sindaco di Salerno che comporterà probabilmente la sospensione dalla carica per effetto della legge Severino. Ma De Luca non sembra intenzionato a farsi togliere il sonno dalla condanna. Più battagliero che mai, il candidato alle primarie Pd annuncia: «Di certo non mollerò e porterò avanti con più vigore la battaglia per fare di questa regione finalmente una regione viva. Attendo comunque che il Pd prenda posizione su questa vicenda, così come l’Associazione nazionale dei comuni, perchè è una vicenda che offende tutte le persone perbene e gli amministratori che, lungi dal rubare o gestire male la cosa pubblica, si impegnano quotidianamente per il bene comune. Ma di questo passo si farà sempre più fatica a trovarne». Fine della parentesi giudiziaria, Vincenzo De Luca si tuffa quindi nei temi centrali della campagna elettorale, quelle che definisce «le questioni serie»: «L’amministrazione regionale in carica ha fatto perdere alla Campania cinque anni. Purtroppo quando mi candidai nel 2010 la condizione di partenza era troppo complicata dalla eredità negativa lasciata dal centrosinistra di Bassolino. Ovunque andassimo ci rimproveravano l’emergenza rifiuti, la sanità a pezzi, ed altro. Ma oggi la situazione non migliorata. La sanità, ad esempio, è allo sfascio, con i cittadini costretti a pagare per servizi elementari come la diagnostica. La vergogna dei tetti di spesa che si ripete ogni anno dice tutto. I cittadini campani non hanno tutti lo stesso diritto alla salute: chi vive nelle aree costiere è ben servito mentre chi sta nelle zone interne rischia la morte per mancanza di strutture. Quanto ai rifiuti, la cosiddetta legge di riassetto è un caos che serve solo ad accollare i debiti delle società provinciali ai Comuni virtuosi che avevano raggiunto ottimi livelli del servizio. Che dire poi dei trasporti? In cinque anni sono riusciti a partorire un Tic», ironizzava De Luca alludendo alla nuova tariffa del trasporto pubblico. Conclusione sulle prospettive future: «La nostra priorità è il lavoro. Realizzeremo un grande progetto occupazionale basato su un distretto di sviluppo meridionale. Ciò che Caldoro e i suoi non hanno saputo fare sperperando ben 10 miliardi di euro. Puntiamo moltissimo sul turismo, declinato secondo le varie potenzialità dei territori: dal mare, con un grande progetto di depurazione delle acque e bonifica delle coste, all’enogastronomia, senza trascurare affatto il turismo religioso che proprio qui a Pietrelcina ha una meta di grande interesse».

di Paolo Bocchino