Mentre il progetto di autonomia va avanti, quasi in sordina come specificato nello speciale di Ottopagine “Autonomia: ecco cosa ci stiamo giocando”, dal territorio si leva il grido di allarme dei sindaci.
Vito Fusco, sindaco di Castelpoto infatti denuncia quella che, nelle condizioni attuali, sarebbe una secessione dei ricchi contro i poveri: “Nel disinteresse generale , si sta completando il disegno autonomista leghista. Secondo il timer fissato dalla ministra Stefani, in queste ore stanno andando avanti le iniziative delle Regioni Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna finalizzate ad acquisire una maggiore autonomia per ottenere, sotto forma di quote di gettito dei tributi che vengono trattenute, risorse pubbliche maggiori rispetto a quelle oggi spese dallo Stato a loro favore. Con la secessione dei ricchi, come l’ha definita efficacemente Gianfranco Viesti, le regioni a più alto reddito, trattenendo una parte maggiore delle tasse raccolte nel proprio territorio, quindi sottraendola alla fiscalità nazionale, lascerebbero alla deriva, al loro destino, le regioni più povere. Peraltro, ad oggi non sono stati ancora definiti i LEP(livelli essenziali di prestazione), per cui se una regione è più ricca ha diritto a servizi migliori e a migliori condizioni di vita facendo venire meno il principio universale di uguaglianza dei cittadini. Una volta approvate, Parlamento e Governo non potranno più modificarle se non con il consenso delle Regioni interessate”,
Difficile che, una volta approvato il progetto si riesca a tornare indietro: “Risulta evidente che esse, una volta ottenute competenze, risorse, personale, accettino di tornare indietro. Si può solo immaginare che la Corte Costituzionale verrebbe chiamata a esprimersi su moltissimi aspetti di conflitto fra quanto viene deciso e i princìpi fondamentali della Repubblica, aprendo così anche una lunga stagione di incertezza normativa”.
Non è tuttavia un argomento caro solo alla Lega Nord, spiega Fusco: “C'è un partito traversale che sostiene questo progetto di disarticolazione del Paese, come gli stessi referendum in Lombardia e Veneto hanno dimostrato qualche mese fa. Le Regioni a statuto ordinario e ad autonomia differenziata godrebbero di un potere di interdizione di qualsiasi iniziativa statale persino superiore a quello delle Regioni a statuto speciale. Governo, Parlamento e cittadini italiani sarebbero privati di qualsiasi potere d’iniziativa”.
E naturalmente ci sarebbero conseguenze disastrose per il sud: “ l Sud diventerebbe una riserva indiana, un luogo con enormi deficit di cittadinanza dove far prosperare manodopera poco specializzata a basso costo da impiegare prevalentemente in agricoltura e stagionalmente nel comparto turistico. Una vera e propria secessione! Le istituzioni che rappresentiamo non possono limitarsi ad assistere a questo ennesimo scippo ai danni del Mezzogiorno che “certificherebbe” uno stato di minorità delle popolazioni del Sud. Questa visione miope oltre alla palese violazione del principio di uguaglianza dei cittadini, non contempla il fatto che con il regionalismo differenziato si andrebbe incontro ad nuovo Medioevo: le regioni diventerebbero piccole patrie e lo Stato si ritirerebbe da settori strategici con l’effetto di limitare la competitività dell’intero sistema economico. “Ciò che è a rischio, dunque, non è solo la tutela delle esigenze legate al principio di eguaglianza, ma la stessa capacità del paese di rappresentare un sistema di relazioni sociali, economiche e culturali unitario che si faccia carico dello sviluppo armonioso e contemporaneo dell’intera comunità nazionale”, come hanno evidenziato più volte Carlo Ianniello e Riccardo Realfonzo sulla rivista Economia e politica”.
Per cui secondo Fusco serve una mobilitazione straordinaria: “ Arrivati a questo punto delicato per la storia d’Italia, occorre una mobilitazione straordinaria delle istituzioni e delle forze economico-sociali per impedire questo disegno folle che spaccherebbe in due l’Italia con difficili possibilità di ritorno.
Da Sindaco di un piccolo comune del Mezzogiorno chiederò la convocazione dell’assemblea dei sindaci della mia provincia estesa ai parlamentari per adottare tutte le iniziative utili per tutelare il principio di uguaglianza di tutte le comunità locali d’Italia Invierò anloga richiesta al presidente nazionale dell’Anci”.