La festa minimal chic del Pd nel chiuso delle Terme

Nella tre giorni di Telese poche presenze accolgono i big del partito

Telese Terme.  

Si chiude con De Luca che fa il De Luca, in una performance che per veemenza Crozza avrebbe particolarmente apprezzato, la Festa dell'Unità del Pd sannita a Telese. Davanti a una platea che gli esperti di arredamento d'interni definirebbero minimal il governatore rivendica l'attenzione per il Sannio, l'intenzione di non intaccare l'emergenza dell'Ospedale di Sant'Agata de' Goti e mena mazzate anche al Pd. E' la platea minimal che colpisce però: pochi quelli che hanno deciso di trascorrere del tempo in uno degli appuntamenti di Telese, pochissimi quelli andati lì da semplici simpatizzanti e non da sindaci o assessori o consiglieri Pd. Un dato distonico per chi ricorda le Feste dell'Unità dei bei tempi, le piazze gremite e un po' caciarone tra comizi, vino rosso e pane e salsiccia. Il parco delle Terme è bellissimo: ma è recintato, chiuso, location perfetta per flutes e finger food portato da camerieri in uniforme su vassoi d'argento...e non è l'elettorato da finger food ad aver voltato le spalle al Pd.


C'è chi protesta fuori per le preoccupazioni in materia di sanità, qualche militante li guarda e a mezza bocca riflette che “noi dovremmo essere fuori con loro, invece stiamo dentro a far che?”, esce solo Carmine Valentino, che conosce i manifestanti uno a uno, li tranquillizza, chiede che gli venga consentito l'accesso al parco.
Ma è il concetto stesso di fuori e dentro che in una festa dell'unità, dell'unità appunto, stona: lo hanno dimostrato gli ultimi anni che un modello in cui arriva il big, parla nel teatro, nel cinema o in un luogo chiuso a una platea composta per l'80-90 per cento da amministratori, attori istituzionali, non funziona più, a meno di puntare solo al voto degli attori istituzionali.


In questo modo, chiudendosi e declinando tra pochi il lavoro, pur buono e in certi casi ottimo svolto per il territorio non si ottengono risultati. E' un dato evidentemente numerico: la diaspora dei voti delle politiche è stata parzialmente arginata alle successive amministrative. Da un lato la difficoltà di comunicare al di fuori dei termini specialistici quanto buono (e in alcuni casi ottimo) fatto per il territorio, dall'altro il lavoro quotidiano delle amministrazioni locali che pur tra mille difficoltà è più facile da far comprendere ai cittadini. Non è una questione di uomini, non sempre, ma di modelli, e il modello della convention, più che festa, nel parco chic probabilmente non va più bene. Non attrae i cittadini (molti erano allegramente in costume a riempire, quella sì, la piscina del parco, tutt'altro che tentati dall'abbandonare l'ultimo bagno estivo per l'avvento del governatore) e, come ha teorizzato De Luca, in questo modo sarà impossibile riprendersi i voti eventualmente lasciati per strada da chi a marzo ne ha fatto una scorpacciata. A partire da Benevento dove di opposizione targata Pd, ad esempio, non v'è più traccia. Occorre riprendere consapevolezza di chi c'è fuori dai cancelli, fuori dalle convention, dunque, per evitare le conte, sempre più minimal, di chi rimane dentro.

Crisvel