(effe) - Nel paese dell’uno che vale uno, si mente quando si deve e si dice la verità quando è possibile. Salvini non mente quando si propone come premier ma non dice la verità spiegando che lo deve fare perché ha vinto le elezioni. Non le ha vinte: altrimenti non dovrebbe convincere nessuno.
Come Di Maio: un Sud stordito dagli illusionisti del gioco delle tre campanelle che una volta s’incocciavano nei vicoli della Duchesca lo ha collocato in una torre d’avorio: forte ma non per quanto accorre, capace ma non per come dovrebbe.
Sì, il risultato dei 5Stelle è storico, per quanto colma fosse la misura d’una convivenza di una classe politica con la diversità di una quotidianità che raccontava sempre altro. Raccolgono i frutti della paura: di chi nel frigo trova cose scadute e si deve accontentare, di chi accompagna i suoi figli nelle stazioni o alle fermate dei bus mentre vede quelli degli altri, sempre gli stessi, non sudarsi mai nulla: come trent’anni fa, come vent’anni fa, come oggi. Di chi, in una sperduta e davvero poco attraente periferia, vede aumentare soltanto il numero dei disperati che la abitano e non le possibilità di avere qualcosa di migliore.
La rabbia è che altrove tutto questo è possibile. E accade in Italia. Ci sono posti dove due fiocchi di neve non fanno chiudere le scuole o mettono a rischio treni o autostrade. E quando le persone smettono di esercitare il controllo sul mondo che le circonda, di padroneggiarlo, smettono di pensare a se stesse, non si riconoscono: meglio il caos pur di ricostruire con mattoni che si sa dove mettere.
Pur di assecondare i mille desideri dei padroni che di volta in volta si è ritrovato, il Sud ha smarrito la visione di ciò che lo ha sempre reso migliore, più veloce, pratico, creativo, vivo e si è ritrovato come i centomila di Pirandello: nessun peso specifico. Talmente liquido e contaminato dall’essersi finalmente scoperto nella condizione, invidiabile per molti delle generazioni che hanno più ricordi alle spalle che futuro davanti, di poter azzerare clientele, antichi baratti e l’oscuro potere di camorra, ndrangheta e mafia, che ci sono e sono forti.
Non abbiamo più nulla da perdere, ecco perché i 5Stelle hanno stravinto: sono il fondo dal quale si può soltanto risalire. Se tra i mille di San Giorgio La Molara ne scopri 90 che votano Lega, allora siamo tornati a quell’aprile del ’57 quando fu la fame a mettere in marcia migliaia di nessuno. Sapevano che gli avrebbero fatto male, sapevano che gli avrebbero sparato: ma sapevano che era l’unico modo per riprendersi l’anima, che avevano, pure loro, svenduto per la paura del futuro e perché non riconoscevano più il mondo che li circondava.
Cari 5Stelle: l’eredità di un mondo che scompare sarà la vostra forza e sarà anche la vostra maledizione.