Landini a Benevento: "Lavoro? I politici non ne parlano più"

L'ex segretario Fiom: Gara a chi la spara più grossa, parlano di migranti come se fossero problema

Benevento.  

Il lavoro è il grande assente del momento: al sud, dove i dati sulla disoccupazione sono ancora quelli del disastro degli ultimi anni nonostante timidi miglioramenti, e nella campagna elettorale per le prossime elezioni politiche dove tra flat tax, reddito di inclusione e altro, il tema della disoccupazione, di quella giovanile soprattutto, latita. E' quello che pensa Maurizio Landini, ex segretario generale della Fiom, oggi a Benevento per partecipare ad un incontro organizzato dalla Cgil: “L'intento è mettere tutti intorno a un tavolo per parlare di lavoro, metterlo al centro e far partire gli investimenti. Non è sufficiente fare leggi che rendono più facili i licenziamenti o più precario il lavoro. Siamo di fronte al fatto che un nuovo modello di sviluppo impone una nuova idea di territorio e di qualità del lavoro. Serve un disegno generale e una coerenza in quello che si fa nei territori. Per questo la giornata di oggi: chiederemo che ognuno si impegni per la propria parte”.

Landini si è espresso anche sulle prossime elezioni politiche: “Mi auguro che le persone vadano a votare, c'è il rischio che tanta gente non vada a votare ed è un doppio rischio visto che vengono messi in dubbio i nostri valori costituzionali. Per noi qualsiasi partito vada al governo ha molto da cambiare: il sistema delle pensioni non va bene, il jobs act neppure e poi una serie di vincoli che l'Europa ha posto. Che battaglia fa l'Italia per rivedere il fiscal compact o altri trattati? Noi giudichiamo quel che viene fatto, e secondo noi vanno cambiate le politiche economiche e sociali. E su questo ci muoveremo”.

Ma sono temi che, come detto, latitano in questa campagna elettorale, e Landini lo dice senza mezzi termini: “Di lavoro non si parla minimamente, per contro è in corso una gara a chi la spara più grossa. Non vedo una discussione adeguata ai problemi che abbiamo. Ci sono segnali di ripresa ma continuiamo a crescere meno del resto d'Europa, quindi le politiche fatte in questi anni non hanno funzionato. Quindi andare in pensione a 70 anni, rendere il lavoro tutto precario e incentivare a pioggia non ha dato i frutti che sperava chi ha messo in campo queste misure. Si tornano a firmare i contratti con gli italiani nonostante ci siano promesse che non stanno né in cielo né in terra. Nel Mezzogiorno bisogna far ripartire gli investimenti, perché ha pagato un prezzo doppio: pensare a un rilancio del paese senza pensare al Mezzogiorno è una cosa che non sta in piedi, ma non si parla di questo. Si racconta che il problema del paese sono i migranti...”

Landini si è espresso anche sull'Fca di Pratola: “Siamo preoccupati, in quel caso ci sono due temi: hanno spostato la testa fuori dall'Italia, e poi c'è un problema riguardante l'innovazione. Lì si continuano a fare motori diesel mentre in tutto il resto del paese si discute di auto elettriche, di ibridi. In Germania vogliono modificare sostanzialmente tutti i trasporti, questo vuol dire avere un'idea di insieme che noi non abbiamo. Per innovare ci vogliono investimenti e noi vogliamo che il governo italiano continui a discutere”.

Anche il sindaco Mastella è intervenuto per un saluto all'incontro, spiegando l'importanza del confronto per la pacificazione sociale: “Sono distante da Landini ma gli riconosco la passione sociale, una passione che ormai non penetra nei cuori della gente perché c'è molta insensibilità. Da sindaco non parteggio, ma parlando di occupazione, sono favorevole alla concertazione ricordo quando fui ministro col centrodestra, allora feci un decreto legge e Berlusconi quando lo scoprì si incazzo (sic) molto”.
Concorde con Gentiloni Mastella sulla scomparsa del sud dall'agenda: “Anche nella mia parte politica non si discute di Mezzogiorno, come se non esistesse. Bisognerebbe invece cominciare a discutere, assieme, di cosa fare del Mezzogiorno. Parlando con i sindaci anche che sono in un girone infernale: io ho trovato una burocrazia che impedisce di amministrare e dipendenti che hanno un'età media di quasi sessant'anni che ormai pensano alla pensione. Così è davvero difficile”.

Cristiano Vella