(effe) - L'agibilità politica di Clemente Mastella, per una sua eventuale candidatura alle politiche, è legata a filo doppio con la fine di questa legislatura. Basta tenere a mente una data: 15 marzo 2018, scadenza naturale di Camera e Senato.
Siamo nel tecnicismo spinto, ma da questi dettagli si possono comprendere le mosse che vanno compiendosi nel difficile e complesso scacchiere dei partiti. Sindaco di un comune con più di 20mila abitanti, Mastella avrebbe dovuto dimettersi 180 giorni prima del 15 marzo per essere candidabile.
Questa è la norma, punto.
Amore per la città o meno, non sarebbe più un frutto di una sua volontà.
Fosse semplice, il discorso sarebbe da mandare in archivio in partenza, Mastella, pur con tutto l'acume di cui dispone, andando a ritroso di sei mesi, non avrebbe mai potuto assumere una decisione a settembre.
Ma siamo in Italia, paese principe nello studio delle vie traverse ed ecco che una possibilità viene data dalla fine anticipata della legislatura. Anche un solo giorno prima, come già accaduto più volte in altre tornate elettorali, riusciva (e riesce) a creare la condizione di salvataggio dei sindaci, ovvero slegarli dall'incubo dei 180 giorni (tra il 12 e il 14 settembre scorso). Fissata la data delle elezioni per il 4 marzo 2018 la domanda è: questa legislatura è tecnicamente finita in modo naturale o è da considerarsi finita anticipatamente?
Di sicuro, il decreto salva sindaci questa volta non è stato votato. Questo rende a senso unico il cardo giuridico dei 180 giorni, a meno che il decumano della fine anticipata non sia matematicamente percorribile. In questo caso, e solo in questo caso, Mastella potrebbe candidarsi al prezzo di dimissioni da presentare entro sette giorni dalla pubblicazione, in Gazzetta ufficiale, della indizione di elezioni. A conti fatti, molto prima delle fine di gennaio ci sarebbe da dare l'addio a palazzo Mosti.
Ma c'è un motivo politico che rende inutile ogni scorciatoia: l'impossibilità a chiedere sostegno elettorale alle stessa città di cui hai deciso di abbandonare le sorti amministrative. Questo inchioda Mastella alla sua poltrona, senza se e senza ma.