Il lamento di Mastella: noi dimenticati. Ma servono le idee

Gentiloni esalta il Sannio. Il sindaco si lamenta: zone interne dimenticate. Narrazioni opposte.

Ma il tempo dei lamenti è finito, servono apertura, coraggio, strategia e innovazione. Piangere per i fondi negati non porta da nessuna parte.

di Luciano Trapanese

Da una parte Gentiloni. Che parla di «miracolo Sannio», una provincia capace di rialzarsi dopo il disastro dell'alluvione. Dall'altra parte Mastella. Che ripropone il tema di una provincia pesantemente danneggiata da istituzioni (Governo e Regione), che ignorano le zone interne «e in particolare Benevento».

Due narrazioni in aperta contraddizione. Riproposte nel giorno della visita del premier. Letture in antitesi, che nascondono mezze verità.

Il presidente del Consiglio mette in evidenza la capacità dei sanniti di tirarsi su le maniche e ripartire, nonostante il disastro idrogeologico. Il sindaco di Benevento replica elencando tutti i finanziamenti negati al Sannio, a vantaggio di altre zone della Campania.

Tutto vero. Ma è vero anche altro. Gentiloni dovrebbe ammettere che i sanniti si sono rimboccati le maniche anche perché il Governo non lo ha fatto (tutti ricordano il lungo silenzio di Renzi, allora premier, sul disastro beneventano).

Mentre Mastella non può ignorare che in quanto a progetti da finanziare il capoluogo sannita non è stato esattamente un fulmine di guerra (per non dire altro).

Una provincia – ma è meglio dire tutto il Sud – si risolleva solo grazie alle iniziative e all'operosità della sua gente. Alla capacità di cooperare per un risultato, unendo imprese, lavoratori, giovani e territorio. Questo accade anche e soprattutto se le istituzioni affiancano lo sforzo.

Ma questo sforzo – che è quello sollecitato da Mastella -, serve a ben poco se iniziative e operosità restano lì, ferme e immobili, in attesa dei soliti finanziamenti. Se mancano le idee, una strategia complessiva di sviluppo, uno sguardo più aperto al futuro, in grado di riconoscere e affrontare le nuove sfide che arrivano dal mondo digitale. Un mondo che anche le attività più tradizionali, dall'artigianato all'agricoltura, non possono più ignorare se si vuole uscire dall'irrilevanza.

Che il premier abbia fatto passerella è un fatto normale. Ci sta, nessuno si scandalizza. Ha comunque mostrato attenzione. Il che non guasta. Ma questa visita dovrebbe anche far riflettere. Imporre al Sannio una stagione diversa. Di orgoglio e di apertura. E l'arroccarsi – come fa Mastella – sulla vecchia contrapposizione aree interne, aree costiere, ci sembra francamente anacronistica. Come fuori tempo massimo è anche il ritenere che la provincia non debba mettersi in rete con l'Irpinia o il Salernitano per dare il via a una stagione di progetti condivisi e uniti da una strategia di crescita comune. In grado di esaltare le specificità di ogni singolo territorio.

E' un discorso che – evidentemente - non piace. Mette in gioco – è inutile negarlo – anche poltrone e poltroncine. Ma davvero vi sembra il caso di proporre e riproporre una sovranità sannita in antitesi a quella irpina o salernitana? E non avviare invece, in un mondo senza confini, qualcosa che vada oltre l'estenuante ripetersi delle solite, vecchie concezioni dell'era analogica (leggi prima repubblica)?

Mastella avrà anche ragione nel dire che il Sannio non è stato trattato al pari di altre province campane. Ma sarebbe anche giusto non puntare sempre e comunque sulla lamentazione e avviare invece una più proficua analisi su quello che si deve e si può fare, partendo dalle proprie forze e poi attivando tutti i meccanismi necessari per accedere a eventuali finanziamenti. Che siano europei, governativi o regionali. Che faccia cioè – il sindaco - da collante a tutte le energie positive che animano il territorio, piuttosto che dare sempre e comunque la stura al pianto greco del Sannio dimenticato. Quella è una logica perdente e stravecchia. Sono tempi difficili e di grande innovazione. Serve cambiare linguaggio, idee e prospettive. Il passato non solo è passato, è morto. Riproporlo è più che inutile. E' letale.