Orlando: Renzi? Perderà. Rileggi il Live | FOTO

Il ministro della Giustizia a Benevento per presentare la sua candidatura

Sul premier: "Litiga con tutti, poi questi si uniscono e gli fanno il mazzo". Su De Luca: "Napoli è l'esempio di come dalla rottamazione si sia passati ai rottami"

Benevento.  

È appena arrivato all'hotel President di Benevento il ministro della Giustizia Andrea Orlando, candidato alla segreteria del pd.

Al suo arrivo ha spiegato che la sua non è una candidatura contro Renzi, ma per il pd. Su de Luca: non seguo le dinamiche del Pd napoletano, ma Napoli credo sia l esempio di come si possa passare dalla rottamazione ai rottami.

Interviene il segretario Valentino: "la candidatura di Orlando può arricchire il dibattito. Auspichiamo che a Benevento la partecipazione sia ampia.

La scissione è un impoverimento: Pd deve guardare al futuro con rinnovata speranza".

Letta una nota di Del basso de caro che si è scusato per l'assenza. Presenti diversi amministratori: dal consigliere regionale Mortaruolo a diversi sindaci del territorio. 

Interviene il segretario dei giovani democratici sanniti Iavarone: "la figura di Orlando è quella che più richiama all'unità del partito. Servono politiche di redistribuzione del reddito, troppe persone sono state dimenticate, e questo rende fertile il terreno ai populismi. Il programma di Orlando va in questo senso. Serve una svolta di discontinuità nel modo di risolvere i problemi".

Interviene il ministro Orlando: "emozionato, Benevento può essere la Firenze del sud. Qui c'è tanto da imparare Io credo che il referendum di dicembre non fosse un messaggio sulla riforma, e neppure sui singoli provvedimenti. Il referendum è un grande studio di sociologia. Man mano che si va in periferia crolla il sì, in alcune periferie la partita è finita 90 a 10.

Tra le nuove generazioni finita 70 a 30, al sud è andata peggio.

Tutto si può fare di fronte a questi dati tranne che fare finta di niente. Noi lo stiamo facendo, e stiamo andando a una rilegittimazione del consenso. Chi vuol più bene al Pd? Chi vuol bene al segretario o chi vuol vincere le elezioni? La società italiana è sempre più diseguale. Tema fondamentale è ridurre le distanze. Ci siamo illusi che il modo fosse inseguire la destra, parlando male dell'Unione europea, dicendo che il problema sono i migranti. Ma la questione fondamentale è un modello di sviluppo che crea disuguaglianze. E invece inseguendo la destra abbiamo tagliato fuori pezzi di società.

C'è davvero da essere preoccupati per il futuro della democrazia.

Il tema oggi è quello dell'eguaglianza. È strano che ce lo debba ricordare Papa Francesco nei suoi discorsi. Non può passare idea dei populismi: dicono che chi non ha mai fatto politica è più bravo, ma non è vero.

Non sono pentito di aver militato nel partito comunista italiano, voglio chiarirlo. Ma oggi il tema non può essere tirare fuori delle bandiere, come al Lingotto. Io non cedo a queste tentazioni: io difendo l'Europa. Europa in mano a tecnocrazia perché la politica è stata incapace, la sinistra si è divisa.

Quando parliamo di merito i giovani si sentono presi in giro. Se non ci sono uguali opportunità di quale merito parliamo? Per questo il racconto dell'Italia che abbiamo fatto è stato ritenuto troppo ottimistico.

Oggi sono stato al pastificio Rummo: esempio di innovazione.

Ma dobbiamo crederci: quante persone lavoravano o potevano lavorare per fare la stessa produzione di pasta 30 anni fa? Certo non si possono rompere i macchinari, sarebbe assurdo, ma non dobbiamo dimenticare chi va fuori dal mondo del lavoro a causa della tecnologia "Il Pd è passato dall'essere una possibile soluzione a diventare una parte del problema. Su Facebook ci sono ecochambers, bolle in cui tutti ti danno ragione. Così si vuole il pd?"

O si cambia o saremo travolti dalla rabbia e il pd sarà la più grande delusione dei nostri tempi. Ho detto che con Renzi si perde, ma per la politica: se litiga con tutti, questi si mettono assieme e poi gli fanno il mazzo"

Ora basta uomini della provvidenza: riprendiamo a formare classe dirigente se vogliamo salvare la democrazia italiana".

A cura di Cristiano Vella