"Ieri per la prima volta un Consiglio comunale cittadino ha dovuto deliberare il dissesto, una delle pagine peggiori della storia politica ed amministrativa di questa città. Dopo circa 10 anni dalla chiusura della procedura del ’93 (in cui fu però il commissario straordinario a prendere tale decisione), ci siamo ritrovati a dover dichiarare l’incapacità dell’Ente ad onorare gli impegni presi e la difficoltà di garantire ai cittadini i servizi essenziali".
Così in una nota Nicola Sguera e Marianna Farese, entrambi consiglieri comunali del Movimento 5 Stelle che analizzano la questione a poche ore dalla dalla votazione del Consiglio comunale che ha deliberato il dissesto.
"In questi mesi abbiamo notato contraddizioni profonde. In data 23 agosto 2016 i Revisori ci dicevano che sulla base dei dati forniti dalla struttura «l’Ente, così come attestato dal certificato allegato al consuntivo, non è strutturalmente deficitario in quanto anche se non rispetta 4 parametri su 10 stabiliti dal Decreto Ministeriale il limite è di 6, quindi siamo ancora nei limiti ciò è stato anche ribadito nel parere al consuntivo…». Questi 4 parametri citati riguardavano i residui attivi e passivi, l’esistenza di debiti fuori bilancio e l’esistenza di anticipazioni di tesoreria non restituite. Cosa è successo dal 23 agosto all’11 novembre, data della relazione del Dirigente? Avremmo voluto avere più elementi: abbiamo anche richiesto di visionare i verbali del Collegio dei revisori per meglio comprendere il processo che ci ha portato a ciò, ma non ci sono stati forniti.
L’Ente, come si è ribadito ieri sia da parte dei revisori, presenti in Aula, sia da parte dell’Assessore Serluca, versa nelle condizioni di dissesto per la contemporanea presenza di debiti liquidi ed esigibili di terzi ai quali non si può far fronte, grave difficoltà nell’assolvimento delle funzioni e dei servizi indispensabili, grave difficoltà di riscuotere i crediti, persistenza del ricorso ad anticipazione di cassa. Ebbene - spiegano ancora Farese e Sguera -, tutti questi elementi erano conosciuti o conoscibili già in fase di approvazione del previsionale 2016 dove si elevò un coro che asseriva che non c’erano i presupposti per il dissesto, lo stesso coro che ieri ha detto che non c’era altra scelta.
Ci saremmo aspettati di più: ci saremmo aspettati che l’operazione verità tanto decantata dal sindaco in campagna elettorale fosse attuata, fosse cioè istituita quella task force di esperti che avrebbero portato alla luce tutto. Ce lo saremmo aspettati per rispetto alla città e a quel 40% di cittadini che con non pochi sacrifici pagano le tasse. Ci saremmo aspettati una relazione seria e compiuta sullo stato delle finanze comunali. Quante sono le passività? Qual è l’origine del debito? Quando si è formato? Sarà purtroppo la magistratura a dare risposte che avrebbe dovuto dare la politica.
Sia chiaro: noi siamo stati durissimi in questi anni nel richiedere conto alla passata Giunta di come stesse operando, e Marianna Farese ha avuto (o avrebbe dovuto avere non essendovene più notizia) querela dall’ex Sindaco, Fausto Pepe, per affermazioni relative ai debiti fuori bilancio. Il 25 aprile la nostra candidata aveva dichiarato: «Stando ai dati del 2014, consultabili sul sito del Ministero dell’Interno, il Comune di Benevento risulta già essere un Ente strutturalmente deficitario». Non a caso a settembre abbiamo inviato esposto in cui scrivevamo: «Il quadro diventa devastante quando i Revisori attestano che, allo stato, presso il Comune di Benevento esiste una costante e incontrollata evoluzione dei debiti fuori bilancio che rende incerta una quantificazione precisa e puntuale della massa debitoria. Senza contare l’accenno anche all’endemico ritardo strutturale dei pagamenti, che, in una spirale negativa, genera contenzioso con aggravio di spese e all’incapacità di incassare i residui attivi con consequenziale e costante sofferenza finanziaria».
Ma è altrettanto doveroso sottolineare le responsabilità, anche comunicative, dell’attuale Giunta. Si commette una grave ipocrisia quando si vuol far passare il dissesto come la panacea di tutti i mali. Questo non sarà un atto indolore: non lo sarà per i cittadini quando i servizi a domanda individuale non potranno essere erogati (come la mensa), non lo sarà quando i servizi essenziali dovranno avere un ulteriore contenimento, e non lo sarà nei confronti dei creditori dell’ente, piccole e medie imprese già sofferenti e prossime al collasso.
Siamo all’anno zero. Ma davvero si stanno mettendo in atto tutte quelle azioni volte a curare la malattia e non i sintomi? La nomina, ad esempio, dello staff del Sindaco (che per altro dovrebbe decadere con il dissesto come previsto dalla delibera di ottobre) non perpetua una logica tutt’altro che virtuosa nell’uso delle risorse pubbliche?
Si è arrivati al dissesto a causa della gestione partitica della cosa pubblica a tutti i livelli avendo come orizzonte temporale quello delle continue elezioni (o, peggio, interessi personali che ancora – su questo concordiamo con quanto detto da Pepe ieri – debbono essere compresi e storicizzati) e non quello a lungo termine della crescita di una comunità. Tutte le forze presenti a Palazzo Mosti, in qualche modo, sono corresponsabili dell’accaduto. Tutte tranne una: il Movimento 5 stelle. La nostra astensione ha avuto, dunque, un duplice significato: da una parte rivendicare la distanza siderale, di trascorsi politici e idealità, rispetto al centro-destra e al centro-sinistra presenti a Palazzo Mosti, dall’altro rimarcare la carenza di documentazione che ci ha condotto dall’approvazione del consuntivo e del previsionale (agosto) al dissesto di ieri. Insomma, le cause del dissesto erano già conoscibili: non approvare i bilanci ad agosto avrebbe comportato lo scioglimento del Consiglio comunale e il conseguente commissariamento. Così facendo si è salvato capre e cavoli. Il commissariamento ci sarà, ma il consiglio rimane in piedi: un tatticismo che non possiamo avallare".