Il gruppo Pd: Mastella non può fare il sindaco a convenienza

"Per governare tiri fuori il coraggio e la smetta di piagnucolare"

"Fare il sindaco non significa solo passerelle, strette di mano, pacche sulle spalle, e neppure chiamare la stampa per farsi fotografare con i turisti"

Benevento.  

 

Il gruppo consiliare del Pd (De Pierro, Del Vecchio, Fioretti e Varricchio) interviene sull’atteggiamento remissivo tenuto dal sindaco Mastella sulle questioni amministrative più spinose.

“Più fatti e meno autocelebrazioni. Mastella non esageri coi toni trionfalistici: ha vinto unicamente grazie al voto di protesta e stiamo aspettando ancora che dimostri di meritare la fiducia che i beneventani hanno riposto in lui. In fin dei conti solo il 35 per cento degli aventi diritto. Porti rispetto al restante 65% che non si è accodato o ha preferito non andare proprio a votare. E si risparmi la solita cantilena sul fatto che non ci sono soldi, che, a quanto pare, quelli per fare le feste, come d’incanto, si materializzano sempre. O forse escono dalle sue tasche e non lo sappiamo? Dopo 6 mesi ha capito come funziona la macchina amministrativa o i suggeritori ancora non gliel’hanno spiegato? Già ce lo immaginiamo, a ripetere per i prossimi 4 anni e mezzo lo stesso piagnucolio, usato astutamente per scappare dalle responsabilità, non affrontare le questioni, scaricare colpe sugli altri, alzare le mani sgranando gli occhi, come solo lui sa fare, per dire: “io non posso farci nulla”!

L’imminente dichiarazione di dissesto è il segno tangibile di un atteggiamento pavido all’inverosimile, la mancata costituzione in Cassazione sul caso Amts la degna rappresentazione di uno a cui fa comodo arrendersi senza combattere, la revoca del protocollo d’Intesa con Iacp per la realizzazione di 132+28 alloggi in housing sociale, l’ennesima dimostrazione di inadeguatezza e codardia amministrativa. Come se il primo cittadino fosse un altro. Come se la fascia che indossa fosse gradita solo quando c’è da prendersi gli onori. Quando, invece, c’è da accollarsi i problemi, nulla pare più affar suo. Quale miglior alibi se non “quelli che c’erano prima”?

Fare il sindaco non significa solo passerelle, strette di mano, pacche sulle spalle, e neppure chiamare la stampa per farsi fotografare con i turisti. Pensasse a risolvere le questioni Asia e Amts, e a mantenere in fretta le promesse elettorali (centro di cottura comunale per la mensa, creazione di nuovi posti di lavoro, decoro urbano, riqualificazione del Malies, tanto per fare qualche esempio dei suoi cavalli di battaglia) che il suo castello di cartone rischia di cadere prima di quanto abbia lui stesso programmato. Imparasse ad accettare le critiche, si dotasse di collaboratori adeguati e valutasse in maniera più approfondita il lavoro dei suoi assessori e non si bendasse gli occhi dinanzi agli errori che commettono: i cazziatoni che gli rifila sono sempre pochi rapportati alle capacità di alcuni! O forse è ancora occupato ad accontentare quei sodali che cominciano a lagnarsi perché ancora non hanno ricevuto alcun incarico? Quanto allaultima nomina in Gesesa, il tentativo di dribbling gli riesce ancora una volta maldestro: da maestro del politichese, è risaputa la sua abitudine a buttare tutto in caciara, a generalizzare per dire il nulla, guardandosi bene dall’entrare nel merito (ovviamente, non gli conviene).

Piuttosto che utilizzare le Partecipate per ricompensare gli ex Pd che lo hanno sostenuto o sistemare quelli del suo cerchio magico, mostrasse maggiore considerazione nei riguardi di quei partiti che hanno contribuito alla sua vittoria. Perché prima o poi questi si sveglieranno dal torpore e non gli consentiranno più un simile trattamento”. 

Redazione Bn