Fu eletto 70 anni fa il primo consiglio comunale di Benevento. Per l'occasione Mezzogiorno Nazionale ha organizzato un evento a Palazzo Mosti, ricordando, con Bruno Menna, il contesto dell'epoca, e portando le testimonianze della storia recente del Comune. Dopo il saluto dell'attuale presidente del consiglio De Minico hanno salutato la platea i suoi prdecessori, da Bruno Camilleri, primo a presiedere l'assise ad Alessandro Consales. Camilleri ha ricordato di come ci furono difficoltà iniziali a recepire la nuova norma che prevedeva la figura del presidente del consiglio: «Ma poi credo di aver fatto un buon lavoro, nel rispetto di tutti. Ricordo che addirittura tolsi la parola a Viespoli una volta, lui con il suo tipico sguardo truce mi ammonì, dicendomi che non si leva la parola a un sindaco». Consales ha ricordato il periodo del 93: «Eravamo in piena tangentopoli. Viespoli stravinse, e quando fui eletto presidente del consiglio nel 2001 mi sentivo quasi in una gabbia dorata, visto che è un ruolo prestigioso sì, ma che toglie poteri».
Molto interessanti le testimonianze di Anita Biondi e Simonetta Rivellini, entrate giovanissime in consiglio comunale tra le fila una del Pci e l'altra dell'Msi. Hanno ricordato le loro battaglie, e sedute accanto hanno dimostrato come pur nell'estrema contrapposizione politica il rispetto e la stima personale non vengano mai meno. La Biondi ha riflettutto sulla perdita di credibilità delle istituzioni: «Questo genera luoghi comuni e populismi, ma le istituzioni vengono trattate male perché vengono usate male. Quando fui eletta, negli anni 70 bisognava tenere un atteggiamento rigoroso, oggi invece i partiti si sono trasformati in botteghe. Non si potevano fare interventi arronzati allora, a leggerli oggi mi viene la pelle d'oca. Con Simonetta abbiamo fatto tante battaglie, vissuto una forte contrapposizione, ma mai da nemiche, il rispetto non è mai stato in discussione». Un intervento molto apprezzato da Simonetta Rivellini: «Sono figlia di un ex consigliere comunale, sono stata consigliere comunale e moglie di sindaco. Sento un legame molto forte dunque con l'istituzione. Ma quella passione che avevo io oggi non la vedo nei giovani, forse è anche colpa nostra, ma credo che un Comune debba impegnarsi proprio su questo. Spero anche che oggi non ci siano più quelle circostanze che c'erano allora: ero una consigliera giovanissima dell'Msi, fuori dall'arco costituzionale, e vista come un mostro, la fascista da evitare, cose ridicole».
Poi è stata la volta di Mario Pedicini, che ha ricordato l'approvazione del regolamento comunale e poi gli ex sindaci D'Alessandro e Pepe. D'Alessandro ha ricordato la sua esperienza politica: «Anni di estremo fervore, sia politico e progettuale, ma anni anche di grande rispetto: io non credo di aver mai parlato male di un sindaco precedente, ad esempio. Anzi, oltre all'aver portato avanti progetti del periodo in cui fu sindaco Pasquale (Viespoli) diversi spunti vennero anche dalla consiliatura di Tonino Pietrantonio». Pepe ha ricordato i suoi dieci anni: «Stagione di trasformazione, si usciva dalla prima repubblica, e noi abbiamo vissuto una fase molto importante, è stata un'esperienza qualificante, sia come consigliere sia come sindaco. Oggi c'è una seria vacatio di dibattito, ci si affida a slogan, a pensieri sui social...ma non ci sono contenuti».
Infine è toccato a Viespoli e Del Basso De Caro fare il punto sulla situazione del comune, riflettendo sull'assenza di Mastella e sull'assoluta mancanza del dibattito nella fase attuale del Comune di Benevento.
Viespoli ha lamentato la mancanza di un'idea di città e ha stigmatizzato l'atteggiamento di Mastella di non riconoscere la storia del Comune, di cui pure ha fatto parte, dai debiti alle altre questioni: «Se dovessi fare una retrospettiva considero le fasi storiche della città, e in ognuna di queste rintraccio un significato, un senso, una visione. Io oggi non capisco quale idea di città ci sia oggi. Abbiamo parlato del 1993, io sono diventato sindaco rispetto a un'alleanza che riguardava De Caro e Mastella, credo lo stesso Mastella che oggi fa il sindaco. Nel 1996 scelsi di non fare alleanza con Mastella al ballottaggio. Nel 2006 Pepe fu indicato da Mastella come candidato sindaco. Nel 2011 ho fatto un'alleanza scellerata con Mastella. E' lo stesso che dal 93 ad oggi passa nella storia di Benevento, come mai non si è accorto in trent'anni di cosa accadeva in città? Io, Pepe e D'Alessandro abbiamo governato, senza scrollarci di dosso responsabilità. Questo comporta esigenza di riconoscere quel che è accaduto, e di fare la storia politica della città. Nessuno può disconoscere che molti debiti pagati provengono dagli anni di Pepe, fa parte di tutti quelli che hanno avuto responsabilità politica di quegli anni, compreso l'attuale sindaco che non credo sia omonimo di quel Mastella che ha fatto parte della storia della città. Oggi serve l'umiltà di riconoscere che senza mobilitazione di intelligenze,sernza innervare la politica nella società la città non ce la fa. La verità è che si è leader quando ti misuri coi migliori, non se ti circondi dei mediocri».
Stoccate per Mastella anche da De Caro, che ha ricordato la vicenda di Pasquariello: «Gravissima, è passata sotto silenzio, ma abbiamo perso diversi milioni di euro. Così su Amts: la corte d'appello ha annullato la sentenza di fallimento, c'è stato un ricorso per Cassazione, dalla curatela peraltro non si sa a quale titolo, ma il Comune non si è costituito, restando indifferente alla sorte dei lavoratori. Ma l'elenco sarebbe sterminato. Mastella dice che non si era reso conto della gravità della situazione...ma da dove viene? Ha proposto il reddito di cittadinanza in campagna elettorale...e dove li prendevamo 7,2 milioni di euro di bilancio all'anno? Diventa difficile organizzare un dibattito senza leggere un atto o senza conoscere una carta. Si possono fare molte feste, molte rassegne...il giorno dopo la bolletta della luce resta lì, il frigo se è vuoto resta vuoto, i posti di lavoro se non ci sono non ci saranno».
Cristiano Vella