Camera di Commercio a rischio, la protesta della Cgil

“Un Ente che nel Sannio serve a dare importanti servizi alle imprese”

Benevento.  

Il rischio soppressione della Camera di Commercio sannita è finito al centro dell'attenzione della Fp-Cgil, rappresentata da Giannaserena Franzé, e delle rsu Loredana Dente e Ginevra Albano, coglie l’occasione delle elezioni rsu per fare il punto sull’attualissima questione della sopravvivenza della Camera di Commercio. “Attualmente il Governo sostiene l’emendamento del senatore Giorgio Pagliari, il quale ha previsto una ridefinizione delle circoscrizioni territoriali degli enti camerali sulla base di una soglia minima dimensionale di 80mila imprese e unità locali iscritte o annotate nel registro delle imprese. In Campania, pertanto, se venisse approvato il predetto emendamento, perderebbero la propria autonomia le Camere di Commercio di Benevento ed Avellino. Ancora una volta le aree interne vengono penalizzate. Ma i dipendenti di Piazza IV Novembre non ci stanno per motivo ben preciso - si legge nella nota del sindacato - . La Camera di Commercio di Benevento è infatti, insieme a quella di Avellino, un ente virtuoso. E' in equilibrio economico-finanziario e patrimoniale e manterrebbe tale equilibrio pur con la riduzione del diritto annuale (entrata principale delle Cciiaa) del 50% già decisa con D.L. 90/2014. Le Camere di Commercio virtuose, che forniscono quotidianamente puntuali ed efficienti servizi alle imprese del territorio (per Benevento circa 40mila imprese), debbano costituire un esempio per le altre e non soffrire a causa dell’accorpamento”. 

I lavoratori, sin dal mese di novembre, si sono riuniti in diverse assemblee sindacali, hanno manifestato con forza la loro volontà di mantenere l’autonomia proponendo la modifica dell’emendamento Pagliari, al fine di escludere dagli accorpamenti quelle Camere di Commercio virtuose. Ora tutta la loro speranza è riposta in un subemendamento, presentato lo scorso 3 febbraio a firma dei senatori Lo Moro, Ricchiuti e Saggese, che rappresenta  una proposta di riduzione del numero di Camere di Commercio che tiene conto non solo del numero di imprese iscritte, ma anche di elementi sostanziali (equilibrio economico e finanziario-patrimoniale).