Vigneti: diritti di impianto fino al 2020

Il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera al nuovo decreto

Guardia Sanframondi.  

Conversione dei diritti di impianto dei vigneti: il Consiglio dei Ministri ha esteso il limite fino al 31 dicembre 2020. Allo stesso tempo ha dato il via libera alla trasferibilità dei diritti di impianto tra Regioni, con “l’abrogazione della possibilità di limitare l’esercizio del diritto di reimpianto ad ambiti territoriali omogenei e limitati al fine di tutelare le viticolture di qualità e salvaguardare gli ambienti orograficamente difficili”.

Questo in sintesi i contenuti del decreto del Ministero delle politiche agricole, approvato l’altro ieri. “Attualmente i diritti di reimpianto detenuti dai produttori viticoli - spiega una nota del Ministero - ammontano a 47.000 ettari (pari al 7% della superficie vitata nazionale); con le modifiche approvate oggi si tende a diminuire il rischio di non utilizzo dei diritti, quindi di perdita di potenziale viticolo nonché di calmierare i prezzi di mercato attualmente in forte aumento”. In sostanza il Governo ha autorizzato il Ministro delle politiche agricole, Maurizio Martina, ad adottare il provvedimento che prevede - riporta il sito winenews.it - alcune modifiche alla disciplina nazionale in materia di diritti di reimpianto e talune prime decisioni sull’entrata in vigore del nuovo sistema autorizzativo di nuove superfici vitate e, in particolare: Il termine ultimo per presentare la richiesta di conversione in autorizzazione dei diritti di impianto, concessi ai produttori anteriormente al 31 dicembre 2015, è fissato al 31 dicembre 2020; qualora i diritti di impianto non siano stati utilizzati al 31 dicembre 2015, il produttore può fare richiesta di conversione in autorizzazione.

L’autorizzazione ha la medesima validità del diritto che l’ha generata e, qualora non utilizzata, scade al più tardi il 31 dicembre 2023; l’intervento consentirà a coloro che sono attualmente in possesso di un diritto di reimpianto valido, di poterlo trasferire su tutto il territorio nazionale entro il 31 dicembre 2015. Scaduto tale termine, ed entrato in vigore il nuovo sistema autorizzativo, i diritti di reimpianto ancora validi, non potranno più essere trasferiti.  Si tratta di una tematica su cui da tempo il mondo del vino, anche quelo sannita, attendeva il pronunciamento del Governo. Il “portafoglio” interessa qualcosa come 47mila ettari di diritti (poco più di quattro volte la superficie vitata dell’intero Sannio), con il rischio che una parte restasse inutilizzata a causa di blocchi regionali. Una superficie consistente: 47mila ettari che, tradotti in vino, significano 3,5 milioni di ettolitri potenziali. Una c ifra importante nell’ambito della partita del primato mondiale per la produzione enologica che vede l’Italia contrapposta alla Francia e, in quest’ultimi anni, anche alla Spagna.

Ecco perchè parliamo di un provvedimento che è stato a lungo caldeggiato da diversi rappresentanti del settore. A cominciare dall’Unione Italiana Vini (Uiv), guidata da Domenico Zonin, che ha più volte ribadito la necessità di un intervento simile, a tutela del potenziale vinicolo del Belpaese. Così come l’atto convince anche la Federvini. Di contro il giudizio negativo espresso dall’Associazione nazionale delle Città del Vino, che boccia il decreto, definendolo “un duro colpo ai territori minori che ora rischiano di sparire dalle mappe enologiche italiane. A tutto vantaggio delle aree già forti e delle mode”.

di Pasquale Carlo