Più volte, analizzando il tessuto economico delle aree interne in tempo di crisi, è stato analizzato che uno dei problemi fondamentali che ha portato a numerose aziende a chiudere e a creare un disastro lavorativo, è stata sicuramente la dimensione ridotta delle imprese con tutto ciò che ne consegue.
E dunque: mancanza di figure altamente formate in grado di fronteggiare le difficoltà, impossibilità di reggere al mercato conservando una struttura troppo leggera, bassa liquidità e impossibilità di accedere al credito, scarsa propensione a investimenti tecnologici e innovativi (ma ovviamente c'è molto altro) . Strutture che non hanno resistito alla crisi producendo un disastro che ha portato, ad esempio, Benevento a crollare: come ha analizzato il Censis la città è stato il peggior sistema occupazionale dell'ultimo quinquennio, con la percentuale più alta (25 per cento) di lavoratori persi tra il 2009 e il 2014.
Una delle ricette offerte negli ultimi anni è stata quella del contratto di rete: imprese che molto semplicemente uniscono le forze non solo per sostenere i mercati e le sfide che ne derivano, ma anche per una questione di risparmi e di praticità.
Attivando un contratto di rete, ad esempio, le imprese possono tranquillamente scambiarsi bene o competenze che diversamente dovrebbero acquistare sostenendo spese importanti, ampliare l'offerta, accedere più facilmente al credito e, cosa più importante, ottenere agevolazioni fiscali che con un atteggiamento individualistico non avrebbero.
All'inizio fu un flop, ora, grazie a sconti e fondi in arrivo, il contratto di rete fa boom nelle aree interne.
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Crisvel