Numerosi sono stati gli approfondimenti che Ottopagine ha dedicato al tema del lavoro. Ascoltando i sindacati, le associazioni di categoria, datori di lavoro e lavoratori che hanno offerto la loro testimonianza di una crisi senza precedenti che ha svilito l'occupazione e creato, in particolare nelle aree interne, scenari di devastazione palpabili.
Scenari che sono emersi quando abbiamo ascoltato padri di famiglia e madri all'esterno della Caritas, quando siamo entrati in stabili occupati da persone risucchiate nel tunnel della disoccupazione, quando ai Caf qualcuno ci aveva raccontato di aver venduto l'automobile per mantenere il figlio agli studi, quando i Compro Oro confessavano a denti stretti «Sì, vengono qui a vendere preziosi e gioielli per comprare i libri di scuola ai figli, o per pagare l'Imu». E poi le vertenze, da quella dei consorzi a quella dei forestali senza stipendio per anni, da quella dei metalmeccanici a quella di Airola: pagine e pagine, foto e video... istantanee di disperazione. L'ultimo capitolo, ultimo solo per data, lo scrive il Censis, nel suo studio sul futuro dei territori.
Quasi un eufemismo, visto che nei freddi numeri e nelle secche percentuali il Censis sembra non far altro che quantificare gli approfondimenti di cui sopra, presentando un antitesi al titolo stesso della sua ricerca: futuro dei territori (anche di quelli che sembrano non aver futuro). Già, perché, Benevento in pratica è stato il peggior posto d'Italia per lavorare negli ultimi cinque anni.
E' stato il peggior posto per lavorare perché le facce di chi ha gridato il disastro e la disperazione di una crisi senza precedenti diventano numeri, nel report del Censis. Numeri che raccontano in silenzio una terra in cui in cinque anni un lavoratore su quattro ha perso il posto di lavoro. In silenzio, sì: a dar voce a quei numeri ci hanno pensato racconti e facce, che hanno trovato ospitalità su Ottopagine, nei mesi, negli anni. Secondo il Censis, infatti, Benevento città, e solo Benevento città dunque, non la provincia, è al 686esimo posto nella graduatoria italiana dei sistemi occupazionali italiani. Il dettaglio è che un 687esimo posto non c'è: nessuno nel quinquennio 2009 – 2014 ha fatto peggio di Benevento.
Perché? Perché quei volti che hanno raccontato di lacrime di fronte alle bollette o di auto vendute per mandare a scuola i figli si traducono nel 23,4 per cento di occupazione persa. Tradotto in numeri: solo Benevento città, in cinque anni, ha perso 7500 posti di lavoro. Sono oltre tredicimila in tutto il resto della Provincia. E ancora. Spesso Ottopagine ha dedicato la sua attenzione al Fortore: dedicando approfondimenti ai giovani in fuga, ai Comuni con uffici anagrafe sempre meno indaffarati, a un età media sempre più alta. Bene, anche in questo caso il Censis coi suoi numeri avvalora quegli approfondimenti: perché oltre al disastro di Benevento città, nel fondo della classifica italiana dei sistemi occupazionali ci sono San Bartolomeo in Galdo, Circello e San Marco dei Cavoti. Qui c'era un buon polo industriale legato all'abbigliamento, oggi, dopo cinque anni e oltre settemila lavoratori in meno, c'è il deserto... il futuro di cui parla il Censis no, quello non si vede.
Cristiano Vella