Camera di Commercio: dieci milioni verso Roma

Dal 1 febbraio la liquidità presente in cassa dovrà essere trasferita alla tesoreria statale

Benevento.  

Tempo un mese, tutta la liquidità presente nelle casse delle Camere di Commercio dovrà passare allo Stato. La Legge di stabilità uscita dal Senato nella sua versione (probabilmente) definitiva lo dice a chiare lettere: «Alla data del 1 febbraio 2015 i cassieri delle Camere di commercio prov­vedono a versare le disponibilità liquide, depositate presso gli stessi, sulle rispettive contabilità speciali aper­te presso la tesoreria statale». Un provvedimento che non è arrivato a sorpresa. Da tempo era annunciata la volontà del Governo di mettere fine al regime di autonomia finanziaria ancora goduto dagli enti camerali a differenza di altre amministrazioni pubbliche. La ratio dichiarata della norma attiene alla necessità dello Stato di ridurre il più possibile i costi legati agli interessi bancari. Requisendo i gruzzoletti presenti sui conti delle Camere di commercio l’amministrazione centrale potrà beneficiare di somme liquide non trascurabili (la stima parla di oltre un miliardo di euro) a costo zero, o quasi. L’interesse riconosciuto dalla Banca d’Italia infatti non va oltre lo 0,25%, ben superiore a quello che lo Stato dovrebbe riconoscere ai finanziatori emettendo titoli di credito. Tasso che invece è sensibilmente inferiore a quanto riconosce l’attuale tesoriere (privato) alla Camera di Commercio di Benevento, ovvero l’un per cento abbondante. Differenza non trascurabile se si considera che l’ente di Piazza IV Novembre ha sui propri conti qualcosa come 10 milioni di euro, ormai prossimi al viaggio per Roma. Ma le ricadute negative del provvedimento non finiscono qui. La decisione sembra investire anche sfere non meramente contabili, come evidenzia il presidente Antonio Campese: «Ci aspettavamo questa decisione e non a caso tra i primi atti della mia gestione c’è stata una attività di regolarizzazione dei pagamenti insoluti. Ma trasferire obbligatoriamente la cassa a Roma ha un significato che va oltre la semplice ragioneria. E’ evidente che lo Stato centrale intende togliere passo dopo passo l’autonomia funzionale agli enti camerali, in un disegno che vede questa decisione sulle tesorerie come uno dei suoi tasselli. E’ per questa ragione che invito a una riflessione più profonda quanti si appassionano al derby tra Benevento e Avellino sul paventato accorpamento e relativa sede. La vera partita è ben più complessa: in gioco c’è la sopravvivenza stessa delle Camere di Commercio, almeno come le abbiamo fin qui conosciute:?attori del processo di sviluppo territoriale. Se devono diventare vuoti contenitori o memoriali a ciò che fu, come purtroppo temo possa accadere, mi chiedo che senso ha combattere questa guerra tra poveri che non avrà vincitori ma solo vinti. E svuotare di senso gli enti territoriali - conclude Campese - vuol dire privare giorno dopo giorno il Sannio della sua stessa identità».