La bellezza soffre la crisi. Sì, perché i riflessi di un'economia malata, povera, che costringe a tirare la cinghia evidentemente si traducono sull'apparire, sull'immagine, sulla cura di sé. E' un dato chiaro quello che emerge dai dati sulla presenza e sulla concentrazione di imprese dedicate alla bellezza, al corpo e al benessere. Ci si concentra sulle esigenze primarie, talvolta addirittura emerge la volontà di concentrasi sulla solidarietà, sul benessere degli altri, come evidenziato dal boom di cliniche e centri benessere per animali, ma per quanto attiene alla cura di sé, il piatto piange.
Chiudono le palestre, chiudono i negozi di commercio al dettaglio di prodotti macrobiotici e dieteteci, chiudono i negozi che vendono articoli sportivi, biciclette e articoli per il tempo libero, idem gli istituti di bellezza. Crisi nera a Benevento: dove il settore registra uno dei peggiori cali italiani: - 5 per cento in un anno.
Quindici i centri che sono stati chiusi tra un anno e l'altro nel centro sannita, a dimostrazione che in un'area fortemente depressa, dove i bisogni primari sono quelli da salvaguardare, il beessere e la cura del corpo, del relax e del tempo libero sono secondari.
Tiene Avellino, dove il settore del benessere e della cura del fisico non fa registrare balzi in avanti, ma neppure all'indietro: il numero di aziende che si dedicano al settore, infatti resta immutato tra il 2014 e il 2015. Perde, ma non in maniera significativa, il settore del benessere in provincia di Caserta e di Napoli: poche le aziende chiuse, pochissime quelle di nuova apertura. L'unico territorio campano che guadagna, anche per via della sua vocazione turistica costiera che si concilia col benessere (ad esempio è forte qui la presenza di centri termali) è Salerno, dove però il balzo in avanti non è significativo.
Cv