Nella totalità sono laureati: e pure con lauree pesanti eh, Bocconi, Luiss, Politecnico... , dizione perfetta, linguaggio studiato e ricercato e anzi, si trovano perfettamente a proprio agio di fronte a un microfono, di fronte a una platea.
Gli agricoltori 4.0 sono un mondo splendido in Campania e nel Sannio, e raccontarli lo è altrettanto, perché vengono fuori storie di quelle che qualcuno di non scomodabile direbbe che si vive per raccontare.
Raccontarli come, nell'ultimo caso, raccontato su Il Roma in edicola è stato raccontato Carmine Luciani: dal lavoro d'ufficio ad allevare api e produrre un miele che ha fatto innamorare la giuria degli Honey Awards a Londra.
Come chi dal cimentarsi tra chip e processori, contatti e hardware con aria, titoli e passioni “very nerd” si è innamorato poi dell'esatto opposto di un processore: la vite, i paesaggi rurali e si è messo a fare dei vini che sono una delizia, rispettando e proteggendo quella natura che l'aveva lasciato andare, facendo poi da sirena.
E magari li trovi tra le viti, in cantina o tra i campi con la falce in una mano e il tablet nell'altra per controllare mail, rispondere a ordini, strutturare un'azienda agricola che è come loro, 4.0, e non potrebbe essere altrimenti al giorno d'oggi.
Completamente diversi dagli agricoltori che furono, eroici nella loro difesa della terra ma con lo stesso amore, che sboccia, prima o poi.
Eccellenze, vere, di un territorio che ne ha bisogno, eccellenze che hanno acquisito competenze altissime che avrebbero potuto far fruttare altrove, e invece hanno deciso di reinvestire su quel territorio: che ora ha l'occasione per ricambiare, reinvestendo su quelle giovani eccellenze. Lo faccia.
La falce in una mano, il tablet nell'altra
Agricoltori 4.0: l'amore per la terra e l'eccellenza da tutelare
Benevento.