Unioni civili: dopo tre anni nel Sannio è flop per la Cirinnà

Solo 9 persone unite civilmente, ma in generale al sud i registri per le unioni sono vuoti

Benevento.  

Tre anni di “legge Cirinnà”, quella sulle Unioni Civili, ma in Campania il bilancio non è granché. Tre anni fa, per promuovere e poi accogliere una legge indiscutibilmente giusta, che permetteva nei comuni l’istituzione dei registri di “unioni civili” e dunque dando diritti altrimenti inesistenti a chi ne usufruiva, come ad esempio le coppie omosessuali, tantissime furono le iniziative, anche forti.
A Benevento, ad esempio, si ricorderà la battaglia del collettivo Wand Lgtb, dopo alcuni atti discriminatori, per promuovere l’istituzione del Registro delle unioni civili che poi arrivò: un atto simbolico, spiegarono i componenti del collettivo, a prescindere da quella che sarà l’efficacia.
Tuttavia ad oggi, fermo restando la fondatezza di quella battaglia e l’importanza della legge Cirinnà, i numeri parlano di un flop: proprio Benevento, ad esempio, secondo i dati Istat è il fanalino di coda Italiano con Avellino, in tre anni sono solo 9 e persone che sono unite civilmente, 2 uomini e 7 donne, ad Avellino solo 7. Poco, decisamente.
E in generale la Campania non è la regione italiana dove le righe dei registri si riempiono di più: poco più di 200 le unioni civili, 437 le persone unite civilmente residenti sul territorio.
In pratica solo a Napoli il registro funziona: 114 le unioni registrate fino al 2017, poco più 280 le persone in unione civile.
Buoni numeri per Napoli nell’ambito campano, ma decisamente bassi in considerazione di realtà come Milano, Roma, Torino, Firenze e Bologna.
Bassi i numeri anche per Caserta e Salerno: in totale in 3 anni si sono unite civilmente circa 70 persone in entrambe le province.