Anche quest’anno l’Archeoclub di Pietrelcina ha profuso il proprio impegno nell’organizzazione del processo a Scardone nell’ambito del cosidddetto “Carnevale dello Scardone”, un’antica tradizione che si perpetua da anni e inscritta nell'Inventario del Patrimonio Culturale Immateriale Campano (IPIC). Si tratta di un rito di ascendenza contadina di origini ignote che nel tempo ha assunto dimensioni sempre
maggiori, arrivando a coinvolgere l’intera comunità. All’ inizio del 1900 risalirebbero le testimonianze orali che lo riguardano, mentre il primo copione della “Rappresentazione dei mesi” sarebbe datato agli anni ’50, a sua volta trascrizione di un quaderno di appunti degli anni ’30. Le prime testimonianze fotografiche sono invece ascrivibili agli anni ’60.
Il Carnevale dello “Scardone” trae il proprio nome dalla tipica maschera del Carnevale di Pietrelcina, che inizia il giorno 17 gennaio con Sant’Antuono, quando ogni contrada del paese e masseria di campagna inizia a costruire un proprio “Scardone”, un fantoccio di paglia imbottito e vestito da contadino, con stracci laceri e sporchi. Durante il carnevale pietrelcinese, nei giorni di martedì, giovedì e domenica, si è soliti mettere in scena la “Rappresentazione dei mesi”, una serie di stornelli che raccontano la stagionalità dei lavori agricoli e in generale del mondo della natura. In seguito, nella giornata del “martedì grasso”, lo “Scardone” viene condotto in processione per le strade del
paese tra beffe e insulti; tutti gli abitanti, infatti, al suono di padelle e campanacci, fingono di piangere e gridano la tipica formula “Scardone è stato preso, lo condanneranno perché ha rubato le leccancie di maiale. Chiamate il prete”; a questo punto, un uomo in abito talare si pone in coda al corteo, alla cui testa, invece, si dispongono pie donne vestite a lutto, mentre alcuni testimoni che seguono la processione tirano fuori dalle tasche del manichino salumi vari che rappresentano l’inconfutabile prova del reato commesso.
Giunti in piazza, lo “Scardone” viene issato su una fascina e inizia il “processo”: diversi testimoni affermano di averlo colto in flagranza nell’atto di rubare; un medico interviene chirurgicamente estraendo dalla sua pancia cotechini, salami e “annoglie”. Di fronte a tali inconfutabili prove, un giudice condanna a morte Scardone, che, dopo l’estrema unzione praticata dal prete, riceve come ostia una fetta di salame. Al termine del “rito”, il fantoccio viene arso tra rulli di tamburi, urla e schiamazzi.
Il processo a Scardone rappresenta simbolicamente il vecchio che deve morire per lasciare spazio al nuovo, trasposizione goliardica del ciclo naturale, in cui il freddo dell’inverno prepara la natura alla rinascita della primavera. Il giorno 4 marzo, al termine della sfilata, la tipica maschera pietrelcinese, allestita dall’Archeoclub, verrà sottoposta a processo in Piazza Santissima Annunziata intorno alle ore 17:00.
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L'impegno dell'Archeoclub di Pietrelcina per l’organizzazione

Pietrelcina.