Nelle case dei cittadini senz'acqua

Rubinetti a secco, vasche riempite di bottiglie e tanta rabbia per i continui disservizi idrici

San Giorgio del Sannio.  

Questa volta le telecamere di Ottochannel sono entrate nelle case dei cittadini di San Giorgio del Sannio per documentare l’ennesima interruzione idrica. Rubinetti a secco, vasche riempite di bottiglie e tanta rabbia è stato lo scenario che si è presentato. In due appartamenti in via Aldo Moro abitano, con le rispettive famiglie, Rosy e Antonio. «E’ una questione impossibile –commenta Rosy. Ho mia figlia che ha problemi seri, si deve lavare e non lo può fare. Io mi chiedo dove stiamo arrivando. Alle 17 e 30 d’estate senz’acqua, anche oggi. Stamattina sono andata a lavoro, non ho pranzato e la sera sono costretta a cenare di fretta e furia per fare i piatti perché poi tolgono l’acqua. E’ una problematica che si presenta anche d’inverno ed ho una bolletta da 2mila euro da pagare. Non ho un serbatoio, siamo costretti a comprare casse e casse di acqua. Se in famiglia, ho tre figli, succede qualcosa, noi dove dobbiamo andare?».

 Nello stesso palazzo di Rosy, nell’appartamento a fianco, vive Antonio con la moglie e il figlio piccolo. Apre il rubinetto della cucina e mostra il filo d’acqua che esce e che tra poco andrà via. «Già quando sono tornato verso le 17:00, la situazione era così. Sono tre anni che vivo a San Giorgio del Sannio ed ho sempre riscontrato questo problema. E’ sempre la stessa storia. Torno da lavoro e non posso lavarmi. Non posso far niente. Non posso fare una lavastoviglie, una lavatrice. Siamo costretti a farle nelle ore in cui si consuma di più la corrente». Antonio si dirige nel bagno di casa, nella vasca ha messo una bacinella e tre bottiglie riempite d’acqua, «Perché la mattina, quando scendo alle sette per lavorare – riprende – non c’è acqua e devo lavarmi con le bottiglie, la sera torno, esce un filo d’acqua e devo lavarmi con un filo d’acqua, insomma sono tre anni che va avanti questa storia e ci siamo stancati. Abbiamo un bambino, con questo caldo se serve l’acqua come dobbiamo fare?».

A piazza Scarlatti, invece, alcuni ragazzini giocano a calcio, con un supersantos, nel parcheggio, ed anche loro, tutti, dal più piccolo al più grande, conoscono la problematica e le lamentele delle madri per il fatto che va via sempre l’acqua. «Abito in piazza Scarlatti – racconta un passante -  neanche a casa mia c’è l’acqua, già dal primo pomeriggio. E’ un problema che persiste da inizio estate. D’inverno problemi particolari non ce ne sono, veramente. Più d’estate, ed è una questione che si dovrebbe risolvere». Come vi lavate in casa? «Quando sono venuto a vivere qua mi sono munito di autoclave, giù in garage, perché conoscevo il problema. Anche se l’autoclave non è sufficiente, poiché già per fare una doccia la pressione dell’acqua è molto bassa». E c’è anche qualche cittadino, come Aniello, che propone una petizione popolare: «Siamo disposti a fare una raccolta firme per la mancanza quotidiana d’acqua. La chiudono senza preavvisi, senza mai dir niente. Andrò dal sindaco Ricci e da chi al Comune ci rappresenta all’Alto Calore (Maria Lucia Chiavelli) per avere delle risposte valide su un servizio che noi cittadini paghiamo profumatamente. E voglio capire perché chiudono l’acqua».

 In piazza Scarlatti c’è anche il consigliere d’opposizione Maurizio Genito del gruppo ‘Libera..Mente’: «I disservizi a San Giorgio del Sannio sono diversi, quello dell’acqua è ovvio che coinvolge tutta la cittadinanza. Il mio ruolo sarà quello di mettere insieme queste persone, in una situazione assolutamente pacifica, in cui noi, come opposizione in Consiglio, faremo il nostro ruolo istituzionale. Per quello che ci riguarda convocheremo anche un Consiglio comunale ad hoc nel quale dovremo decidere se continuare a stare con l’Alto Calore o meno. Il sindaco non può sottrarsi a questo confronto. E tra l’altro siamo in una piazza in cui non c’è neanche pulizia, a posto dell’erba c’è la paglia. Queste cose i cittadini le guardano e bisogna stare molto attenti a quelle che sono le esigenze reali, facendo poca demagogia». 

Michele Intorcia